Mariella: «Così ho lottato per mia figlia trans»

Mariella: «Lorenzo mi diceva: quando divento bambina? In un diario racconto la battaglia per mia figlia trans»
di Maria Lombardi
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Venerdì 3 Gennaio 2020, 11:53 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 12:22

«A 4, 5 anni mi diceva: mamma, quando divento bambina? Quando mi cadrà il pisellino? Poco più grande a Babbo Natale chiedeva un solo regalo: voglio svegliarmi bambina. Che sia Lorenzo oppure Olimpia che differenza c'é? Per una mamma non cambia niente. Alle famiglie che vivono un percorso così difficile e doloroso, voglio dire: state vicino a questi ragazzi, per convenzione uso il plurale maschile, hanno tanto bisogno di amore». Mariella Fanfarillo ha lottato con la figlia, l'ha accompagnata passo dopo passo, da Lorenzo ad Olimpia. Il bambino che rifiuta il suo corpo, il dolore dell'adolescenza, i compagni che escludono e deridono, la scelta di cambiare, la sentenza per arrivare a un nome nuovo. E Mariella questo viaggio nella nuova identità della figlia l'ha ripercorso in un libro, «l'ho scritto con il sangue», c'è la pena di tutte e due e anche la vittoria. “Senza rosa né celeste. Diario di una madre sulla transessualità della figlia”, pubblicato con la casa editrice Villaggio Maori. «Non è il manuale del bravo genitore, ma un messaggio di positività per tutti coloro che si sentono spaventati e spaesati di fronte a una realtà della quale si parla poco e, spesso, in maniera scorretta. Metto la mia esperienza a disposizione dei ragazzi trans e dei loro genitori».

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Mariella insegna, vive ad Alatri, in provincia di Frosinone. Capisce presto che il suo bambino prova disagio, «a soli tre anni si sentiva in difficoltà all'asilo con i vestitini e in bagno, avvertiva l'incogruenza tra il suo corpo e la sua psiche». Le prime domande: quando divento bambina. La scoperta che non accadrà. Gli anni della crescita con il rifiuto che si fa sempre più grande. «É stato un incubo, in quel periodo si era suicidato il ragazzo con i pantaloni rosa. Temevo che anche mia figlia potesse fare lo stesso gesto di disperazione. Aveva subito anche un'aggressione fisica e per due anni non è uscita. Io mi allontanavo da casa il meno possibile e mi sbrigavo a tornare, non volevo lasciarla sola per paura che si facesse del male. Poi finalmente ha ricominciato a uscire. Il primo coming-out sulla presunta omosessualità. Il secondo coming-out, a sedici anni: mamma, sono una donna. Aspettavo queste parole, ma lo stesso sono state un pugno allo stomaco. Così abbiamo intrapreso la transizione fino ad arrivare alla meravigliosa sentenza». Il tribunale di Frosinone,  il 25 luglio 2017, concede a Lorenzo, anche se minore, di cambiare i dati anagrafici e diventare Olimpia, senza l'intervento chirurgico. Il secondo caso in Italia. «Nel momento in cui ho capito che mio figlio è mia figlia e mia figlia è mio figlio, mi sono resa conto che dovevo dire addio soltanto a un nome che avevo scelto e pronunciato per sedici anni con amore. Dentro di me c’è spazio per entrambi, senza sensi di colpa». 

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Questa è la storia di Mariella, la mamma che al concerto di Cristina D'Avena a Capodanno s'indigna e protesta per la battuta infelice del cantante, «Luxuria è invidiosa di Lady Oscar perché ha la spada più lunga della sua», pretende le scuse. «Non permetto a nessuno di mortificare mia figlia e nessun altro ragazzo o ragazza trans», la sua battaglia senza fine. «Ai genitori che si trovano ad affrontare il mio stesso percorso voglio dire: amate i vostri figli indipendentemente dalla sessualità, state vicini a loro. Quando fanno coming out si stanno fidando di voi: è un regalo enorme. Prendeteli per mano, sono forti e fragili, chiedono solo di essere riconosciuti per quello che sono. Adesso Olimpia studia psicologia è bellissima, intelligente e simpatica. E io sono orgogliosa di lei».    

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