MilleRuote
di Giorgio Ursicino

Carlos Ghosn come James Bond: fugge dal Giappone e si rifugia in Libano

Carlo Ghosn
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Giovedì 2 Gennaio 2020, 12:11 - Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 19:13
Un nuovo capitolo nella saga di Carlos Ghosn. Uno dei manager più ricchi, potenti e famosi del pianeta automotive che sembrava aver fermato la sua corsa (almeno professionale) nelle carceri del Giappone, accusato di pesanti reati per i quali rischiava 15 anni di galera. La vita e la carriera del condottiero lasciavano pensare che non sarebbe finita in un modo così semplice. Anche in un paese con sistema giudiziario originale e, a quanto pare, poco garantista rispetto ai nostri occidentali, un uomo dalla determinazione, dalla forza, dalla capacità e dalla rete di conoscenze planetarie di Carlos Ghosn non si sarebbe fermato davanti a quella che lui considera un’imboscata e avrebbe trasformato la battaglia in una vera guerra. Senza esclusione di colpi.

Così l’ennesima pagina della vicenda si trasforma in un capitolo degno di una spy-story con jet privati, fughe rocambolesche e l’ombra addirittura dei servizi segreti i cui paesi non avevano gradito dall’inizio come si era indirizzata la vicenda. Ghosn è cittadino di tre nazioni (Francia, Brasile e Libano) e se in Giappone hanno improvvisamente scoperto che è un furfante in molte altre parti del mondo ci sono personaggi importanti con cui il manager ha rapporti consolidati pronte ad aiutarlo. Sia come sia, alla vigilia dell’ultimo dell’anno Carlos ha fatto scattare il suo piano messo a punto da persone fidatissime sotto la regia della bond-girl della storia, la moglie Carole, libanese vissuta a New York che ha legami privilegiati nel suo paese ed ha sposato da non molto tempo Carlos con una cerimonia da mille e un notte a Versailles.

Del segretissimo progetto pare non fosse a conoscenza neppure Junichiro Hironaka, boss del team legale giapponese che difende il top manager francese. «Un’operazione degna di 007» hanno titolato i media francesi. Una task force non meglio identificata come Para-Military Group si sarebbe introdotta nella residenza di Ghosn nel quartiere Hiroo di Tokyo simulando una banda per le festività natalizie. Carlos si sarebbe addirittura nascosto nella custodia generosa di uno strumento musicale. Da lì la fuga verso un aeroporto di campagna dove lo attendeva un aereo executive con i motori caldi che nel cuore della notte è decollato puntando la prua ad Occidente, destinazione Istanbul.

Sembrava «Fuga di mezzanotte», quando il jet ha staccato le ruote dal suolo nipponico Ghosn si è sentito di nuovo un uomo libero, forse per sempre. Dopo un breve scalo nella città turca, da sempre cerniera fra l’Oriente e l’Occidente dove probabilmente lo ha raggiunto Carole che era a Parigi, il breve scalo verso Beirut. A tessere la tela in Turchia potrebbe essere stati i fratellastri della signora Ghosn che in quel paese vantano relazioni privilegiate. Il Libano, come molti altre nazioni, non ha trattati di estradizione con il Giappone, quindi Ghosn è un libero cittadino. In più quello è il suo paese dove ha rapporti ai massimi livelli. Visto che i tre passaporti di Ghosn erano stati trattenuti dalla magistratura giapponese perché non aveva l’autorizzazione all’espatrio si è pensato che avesse usato un altro passaporto francese.

Molto più probabilmente, però, Carlos è arrivato a Beirut con la sola carta d’identità libanese che lui ha. Che succederà ora? Chi aveva interesse che Ghosn fuggisse? Quale è stato il ruolo del Giappone passato per un paese colabrodo? Il processo che doveva iniziare il 20 aprile forse non si farà più è potrebbe essere meglio per tutti. Bisogna vedere cosa farà Calos Ghosn per riabilitarsi ora che è un uomo libero. La saga non è affatto finita.
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