Matilde D'Errico torna in tv: «Guarita dal tumore aiuto le donne malate a raccontare le proprie paure»

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Sabato 28 Dicembre 2019, 12:39 - Ultimo aggiornamento: 29 Dicembre, 09:20

di Veronica Cursi

La scrittura come terapia per imparare ad affrontare la paura e la solitudine della malattia. Quando quelle parole, «lei ha un tumore», irrompono nela vita di una persona e la cambiano per sempre. In un modo o nell'altro.
Matilde D'Errico, sceneggiatrice e ideatrice, regista dei programmi di Rai3 da "Amore Criminale" a "Sopravvissute" , nel 2016 quel prima e dopo l'ha vissuto sulla sua pelle: «Dopo una mammografia scoprì di avere un tumore al seno - racconta - facevo i controlli ogni anno e per fortuna ho potuto curarlo in tempo. La prevenzione mi ha salvato la vita. Ma quando mi dissero che ero malata e che mi sarei dovuta operare, la mia prima reazione è stata ovviamente la paura di morire».
Proprio al policlinico Gemelli di Roma dove lei si è curata è nata l'idea del progetto "Io scrivo", un documentario che andrà in onda il 4 settembre su Raitre che racconta la storia di 12 donne che hanno appena curato o stanno curando un tumore al seno. Obiettivo del laboratorio – organizzato dalle “Terapie Integrate” del  Gemelli con la onlus “Susan G. Komen Italia” - è quello di dare alle donne gli strumenti per raccontarsi e raccontare la malattia.

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In che modo la scrittura può esorcizzare la paura?
«La paura è un'emozione negativa che noi generalmente portiamo ad allontanare. Invece dovremmo viverla. La scrittura aiuta a governare queste emozioni: è un movimento interiore che aiuta a mettere su un foglio quello che si prova. La narrazione è cura».

Cosa raccontano queste donne?
«La solitudine. Nella malattia si è soli, indipendetemente da chi hai accanto. Sei sola con te stessa a dover combattere questa battaglia. La malattia ti mette a confronto con te stesso. E anche la solitudine è un'esperienza che va vissuta. E poi c'è la paura, la speranza, la voglia di guarire».

Nella sua carriera ha sempre raccontato battaglie di donne: contro la violenza di uomini e ora contro la malattia. Come si possono aiutare queste donne a trovare il coraggio?
«Bisogna volersi bene, non ci si deve appoggiare a nessuno, è importante trovare in noi stesse le risorse necessarie. Ci sono sempre. E trovare sempre la dignità e l'amore per noi stesse: siamo noi le persone più importanti. Scelgo spesso di dare voce alle donne perché, al di là di quello che possiamo credere, c'è ancora molto da fare nel mondo del lavoro e nelle relazioni di coppia. E più se ne parla, meglio è».

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