Morto Francesco Paresce, lo scienziato nipote di Guglielmo Marconi: inventò il telescopio che vede l'ultavioletto estremo

Morto Francesco Paresce, lo scienziato nipote di Guglielmo Marconi: inventò il telescopio che vede l'ultavioletto estremo
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Sabato 21 Dicembre 2019, 21:20

Una vita tra razzi e telescopi: quasi un destino o una predestinazione per Francesco Paresce, lo scienziato e astronomo, nipote diretto di Guglielmo Marconi. Si è spento ieri a Roma poco prima di compiere il suo ottantesimo compleanno, dopo aver dedicato agli astri gran parte della sua esistenza. D’altronde la scienza era di casa nella famiglia di Francesco che aveva avuto come nonno il celebre Guglielmo e mosso i primi passi della sua futura vita da scienziato iscrivendosi alla mitica facoltà di Fisica della Sapienza, quella che era legata a nomi prestigiosi come Fermi, Segré, Rasetti, Amaldi, Majorana, Pontecorvo. E proprio “Tra razzi e telescopi. La vita nell’universo” è il titolo che lui stesso ha voluto dare al suo libro-biografia pubblicato nel 2005 e arrivato alla terza edizione proprio quest’anno.

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Cosmopolita fin dalla nascita (avvenuta a Londra), la nonna irlandese Beatrice O’Brien prima moglie di Marconi, la madre Degna andata in sposa ad un ambasciatore, aveva già girato parecchio il mondo quando, dopo la laurea, lascia Roma per la California e va all’Università di Berkeley dove prende una seconda laurea e prosegue il lavoro iniziato in Italia con l’astrofisico Luigi Gratton. È in California che impara a costruire quei telescopi “a incidenza radente” che, oltre ad aprire la finestra delle osservazioni nell’ultravioletto, permetteranno le osservazioni in raggi X di Bruno Rossi e poi di Riccardo Giacconi, premiato con il Nobel nel 2004. Ed è sempre in California che ha collaborato con varie missioni spaziali della Nasa. Nel 1975 il suo progetto per un telescopio sensibile all’estremo ultravioletto (EUV) e in grado di rivelare finalmente le possibili sorgenti EUV cosmiche, viene messo in orbita con la missione Apollo-Soyuz.

Il trampolino di Berkeley lo proietta verso nuovi successi tecnologici e scientifici, con la scoperta della prima sorgente X associata a un buco nero, la scoperta che le stelle di piccola massa sono più numerose ma solo fino a un certo limite, dopo il quale aumentano le stelle massicce, la progettazione con Lyman Spitzer dei primi grandi telescopi spaziali e della camera fotografica per oggetti deboli del telescopio “Hubble” (Hubble space telescope). Nel 1995 Giacconi lo chiama all’Osservatorio australe europeo (Eso) per seguire la costruzione, come responsabile scientifico, del Very Large Telescope Interferometer (VLTI). Associato all’istituto nazionale di astrofisica (Inaf) ha ricoperto e guidato numerosi incarichi di ricerca anche per l’Agenzia spaziale europea. Una vita per molti aspetti straordinaria ma sempre vissuta e presentata all’insegna della normalità, intrecciando astri e famiglia, passione e razionalità, due caratteristiche che lo hanno accompagnato non solo nell’attività scientifica ma anche in quella familiare, di marito, padre e nonno affettuoso.

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