Patriarca armeno di Turchia critica il Congresso Usa per avere riconosciuto il genocidio del 1915

Patriarca armeno di Turchia critica il Congresso Usa per avere riconosciuto il genocidio del 1915
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 18 Dicembre 2019, 11:33 - Ultimo aggiornamento: 19:15

Città del Vaticano – Dopo avere letteralmente benedetto i soldati turchi prima dell'invasione della Siria in territorio curdo per l'operazione militare Primavera di Pace (che ha visto l'utilizzo anche di armi non convenzionali), il neo eletto patriarca armeno di Costantinopoli, Sahak Masalyan è di nuovo tornato a fare discutere. Stavolta per avere aspramente criticato il Congresso americano che ha appena approvato (dopo diverse traversie) una mozione che riconosce il genocidio armeno costato la vita a un milione e mezzo di cristiani armeni nel 1915 a causa di un piano di sterminio programmato dal governo ottomano di allora. 

«Ci addolora vedere gli eventi capitati agli armeni 100 anni fa su queste terre, trasformati in strumenti di pressione economica, politica o strategica da parte dei Parlamenti di altri Stati. Riteniamo che questo conduca a una situazione che si rivolta in maniera inappropriata contro i nostri antenati». 

Il Patriarca armeno (la cui elezione è stata a dir poco controversa spaccando la minuscola comunità armena che ancora oggi sopravvive in Turchia) ha sottolineato che i parlamenti che nel mondo riconoscono la verità storica di quello che è avvenuto nel 1915 in Turchia dovrebbero pensare ad altro, visto che hanno «il compito istituzionale di approvare leggi e risoluzioni, e questo non comporta nessun coinvolgimento da parte delle comunità e delle autorità ecclesiali armene». 

Secondo diversi media locali il patriarca avrebbe anche affermato che le relazioni tra la Turchia e l'Armenia (già oggi ai minimi storici o quasi inesistenti) potrebbero avere ulteriori contraccolpi negativi proprio per la recente mozione adottata dal Congresso americano. In Turchia esiste ancora un articolo del codice civile che punisce con l'arresto coloro che parlano apertamente di 'genocidio' riferendosi ai fatti storici del 1915. 

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