Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, a maggio 2014, un solo aumento tendenziale nel raggruppamento dei beni intermedi (+0,5%); diminuiscono invece i beni strumentali (-3,9%), l'energia (-2,0%) e i beni di consumo (-1,7%). Per quanto riguarda i settori di attività economica, a maggio 2014, i comparti che registrano una crescita tendenziale sono quelli dell'attività estrattiva (+3,7%), della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (+2,9%) e delle industrie alimentari, bevande e tabacco (+0,2%).
Settori in crisi Le diminuzioni maggiori si registrano nei settori della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (-6,5%), delle altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (-4,6%) e della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica ed ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (-3,9%).
Cammino lento Secondo le previsioni del Centro Studi di Confindustria, comunque, i dati di giugno segneranno una inversione di tendenza con un aumento della produzione industriale dello 0,7% rispetto a maggio. Tuttavia le statistiche Istat sono state accolte con generale preoccupazione. «Se si considera che le attività manifatturiere, cioè l'industria al netto dell'energia e dell'attività estrattiva, mostrano un ridimensionamento più elevato rispetto al dato generale (-1,5% su aprile) – ha spiegato Confcommercio – si deve concludere che il quadro economico effettivo è meno confortante di quello disegnato dal profilo del clima di fiducia delle famiglie e delle imprese». Pertanto, si legge in una nota, «si riducono le possibilità che la chiusura del 2014 rispetti le previsioni del governo di un Pil in crescita dello 0,8%». Federconsumatori e Adusbef, hanno invece invocato misure immediate «per rilanciare il sistema produttivo e l'occupazione e rimettere in moto la domanda interna ed il sistema economico».
Va anche ricordato che a maggio il quadro della produzione industriale è risultato negativo, oltre le previsioni, anche nel resto d’Europa. Nei giorni scorsi era stato diffuso il dato relativo alla Germania: un pesante -1,8 per cento che evidenzia la difficoltà della locomotiva tedesca già emersa ad a aprile. Ieri - oltre che dell’Italia - è stata la volta della Francia, la cui industria ha fatto a maggio un mezzo capitombolo: la flessione è stata dell’1,7 per cento rispetto al mese di aprile, contro una stima che era positiva, pur se di poco. Un risultato negativo che è ancora più evidente se si guarda al solo comparto manifatturiero in senso stretto, che ha fatto segnare un arretramento del 2,3 per cento. Tutti numeri che portano a dubitare sul fatto che nel Continente si sia effettivamente concluso il ciclo di recessione.
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