Svelato in anteprima il volume della Fondazione Varrone sul terremoto di Amatrice e Accumoli, alla presentazione del 17 dicembre ci sarà anche l'architetto Stefano Boeri

Un momento della presentazione alla stampa
di Marzio Mozzetti
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Lunedì 16 Dicembre 2019, 18:09 - Ultimo aggiornamento: 18 Dicembre, 16:47
RIETI - «Se la ricostruzione non sarà veloce questo territorio lo perdiamo». Parola di Antonio D’Onofrio, Presidente della Fondazione Varrone, che oggi ha tolto i veli all’ultima pubblicazione realizzata. “Ai piedi della Laga”, così si chiama il secondo volume curato dalla Fondazione ed edito da Electa. Un libro che non è soltanto bello da vedere e sfogliare ma che nasconde un progetto di cui la pubblicazione è solo la punta di un iceberg.

Il volume, curato dai soprintendenti Monica Grossi, Paolo Iannelli e Paola Refice e dal funzionario storico Giuseppe Cassio, sarà presentato ufficialmente al pubblico a Rieti, mercoledì 18 dicembre alle ore 17 nella chiesa San Giorgio. Annunciata anche la presenza dell’architetto milanese Stefano Boeri, che sta progettando la Casa del Futuro (l’ultimo capitolo del volume a firma del vescovo di Rieti Domenico Pompili, è proprio dedicato a quest’ambiziosa opera) che vedrà la luce sulle rovine dell’istituto Minozzi.

Venti gli autori della pubblicazione, tra soprintendenti, storici dell’arte, studiosi, urbanisti, che hanno dato il loro contributo all’opera, curata da Paola Refice, soprintendente ai Beni archeologici, Belle Arti e Paesaggio delle province di Frosinone, Latina e Rieti, Monica Grossi, soprintendente ai Beni Archivistici e Bibliografici del Lazio e Paolo Iannelli, soprintendente speciale per le aree colpite dal sisma, con il coordinamento editoriale di Giuseppe Cassio, ispettore di zona della Soprintendenza.

«Lo strappo violentissimo patito dalle nostre comunità con il terremoto del 2016 ci spinge a riannodare i fili della cronaca con quelli della storia. Lo facciamo con questo libro, per fissare su carta la memoria del patrimonio artistico andato perduto e per immaginare un nuovo futuro per ciò che si è salvato o che potrà essere ricostruito – ha detto il presidente della Fondazione Varrone Antonio D’Onofrio - Questo libro rappresenta anche il tentativo di sottrarre il dibattito sulla ricostruzione al rumore dei social e alla dittatura del tempo-reale per consegnarlo ad una dimensione più meditata e approfondita. Ed è quanto vogliamo condividere con istituzioni ed opinione pubblica il 18 dicembre a San Giorgio».

Come detto, la spinta impressa dalla Fondazione Varrone non si esaurisce nel già corposo e ricco volume, ma è solo l’inizio di un percorso più lungo intrapreso dalla Fondazione insieme a Soprintendenze, Comuni e Diocesi che comprende l’avvio, a gennaio, di un laboratorio di restauro a Palazzo Dosi e, in primavera, l’apertura di una grande mostra a Palazzo Potenziani dedicata all’arte sacra dei paesi della Laga.

«Sarà aperta per circa un anno, perché vogliamo possano visitare tutti i nostri tesori, che vorrei sottolineare, non si sono mai mossi dalla provincia di Rieti», ha sottolineato il vice presidente della Varrone, Roberto Lorenzetti, che ha anche annunciato l’arrivo di un finanziamento di ottocentomila euro per il restauro dell’archivio storico di Amatrice, dopo la digitalizzazione delle delibere e il lavoro di catalogazione e conservazione svolto dall’Archivio di Stato di Rieti, all’indomani del sisma.

Il libro, (223 pagine a colori, in vendita in tutta Italia dal 14 gennaio) è stato illustrato da Lorenzetti: «si apre con la prefazione del ministro Dario Franceschini e si compone di due parti: la prima – Memorie, arte e devozione - racchiude autorevoli contributi di carattere storico-artistico e antropologico dedicati alle diverse tipologie di beni culturali presenti nei paesi della Laga. La seconda parte – Dalle rovine alla luce - documenta invece il lavoro svolto dal MiBac dopo il terremoto per recuperare e conservare quanto più possibile il patrimonio culturale dell’area del cratere, per non disperdere le trama di esperienze, di vite vissute, di fede genuina intrinseche in quelle opere».

Al termine della presentazione si potrà richiedere una copia del volume, il secondo dei quattro tra 2018 e 2022 programmati dalla Fondazione con Mondadori Electa. Di sicuro la Fondazione Varrone non si fermerà qui: il virtuoso meccanismo avviato con le Soprintendenze e gli organi statali, costituisce un incastro decisamente vincente che potrà essere ripetuto anche quando le condizioni logistiche permetteranno il ritorno delle opere nei luoghi d’origine.
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