Florenzi, assist, abbracci e la tentazione di dire addio

Alessandro Florenzi (foto Mancini)
di Stefano Carina
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Lunedì 16 Dicembre 2019, 11:41
Un abbraccio, un tweet e un messaggio sibillino, tutti vagamente malinconici. Quella di ieri contro la Spal potrebbe esser stata l’ultima partita di Florenzi all’Olimpico con la maglia della Roma. Ad alimentare questa sensazione proprio il diretto interessato che uscendo dalla mix zone dello stadio s’è rivolto ad un dipendente del club: «Domani (oggi, ndc) vi faccio un discorso strappalacrime...». Il riferimento del calciatore è alla cena dei dipendenti che andrà in scena questa sera. L’agente Lucci s’è poi affrettato in serata a derubricare il tutto ad «una semplice battuta» e anche Pellegrini, dopo un consulto con l’addetto stampa, ha provato ad attenuare la portata del messaggio: «Secondo me è stato travisato quello che voleva dire. Alessandro si riferiva al primo discorso da capitano che dovrà effettuare alla cena di Natale». In precedenza, però, in un’intervista alla Rai, rispondendo ad una domanda su un tweet di Zaniolo («Ti meriti tutto il meglio, grande Capitano. Ti voglio bene»), proprio Lorenzo aveva dato la sensazione come il commiato fosse vicino: «Vogliamo bene ad Alessandro, ha dimostrato di essere un vero capitano dentro e fuori dal campo. Ha rispettato le scelte di Fonseca e ora, come ha scritto Nicolò, si merita il meglio». Senza contare l’abbraccio di tutta la squadra al calciatore dopo il gol di Mkhitaryan, con il laterale di Vitinia visibilmente commosso. Anche per questo gesto, alquanto simbolico, Pellegrini ha provato a trovare una via d’uscita: «Io veramente sono andato ad abbracciare Miki che aveva segnato... Poi abbiamo visto che Ale si era fermato lì e allora siamo andati anche da lui. È il nostro capitano e ce lo teniamo stretto». 
FIORENTINA IN POLE 
E Fonseca? Interpellato nel post-gara da Sky sulla prova di Florenzi, non ha modificato la sua posizione, ormai nota da tempo: «Ha giocato molto bene. Come ho detto sempre è un grande professionista, per me è un’opzione. E se lo faccio giocare è la dimostrazione che non ho problemi con lui». Non avrà problemi ma di certo non lo considera un titolare. Nonostante i 90 minuti di ieri sera, dopo 22 gare Florenzi non aveva mai giocato così poco in carriera come in questa stagione. Addirittura l’anno della doppia rottura del crociato era sceso di più in campo rispetto ad oggi: 13 partite (9 di campionato, 1 nei playoff di Champions e tre spezzoni in Europa League) per 955 minuti totali, prima del brutto infortunio contro il Sassuolo, datato 26 ottobre. Ora siamo ormai a fine dicembre (mica un gara prima delle feste natalizie) e Alessandro è arrivato a 732 minuti in campionato e 96 in Europa League, per un totale di 828. Pochi, troppo pochi, per chi vuole ambire a partecipare al prossimo Europeo. Il ct Mancini con lui, al netto delle dichiarazioni pubbliche, è stato chiaro: sarà convocato, soltanto chi trova spazio nei club di appartenenza. E Alessandro, 29 anni a marzo, non può rischiare di rimanere fuori. Anche perché, nonostante le due gare di fila giocate con il Wolfsberger e la Spal, è consapevole di rimanere una seconda/terza scelta dietro Santon e Spinazzola. Senza contare che paradosso vuole che continui ad essere impiegato nel ruolo dove Fonseca gli ha comunicato di vederlo meno, il terzino. Ma dove può andare? Difficile la pista-Inter (che ha già bloccato Darmian). In Italia la candidata più seria rimane la Fiorentina, nonostante Nainggolan lo riabbraccerebbe volentieri a Cagliari. L’alternativa, più defilata, è estera: il Lione di Garcia. 
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