Il vento e la pioggia fanno cadere gli alberi, ecco la motivazione della serrata, e quindi tutti a casa. E si tratta ancora una volta di una scorciatoia emergenziale, imboccata invece di adottare la retta via. Cadono i rami sugli scolari? Cadono gli arbusti nelle ville e nei parchi storici sui passanti? Perfino nei cimiteri - serrata anche per loro - lo sturm und drang rischia di travolgere i romani che vanno a trovare i cari estinti? Per non far accadere tutto ciò, basterebbe aver curato gli alberi, averli potati a dovere. Invece, l’ultimo rapporto dell’Autorità capitolina di controllo sui servizi ha certificato che le potature sono arrivate al minimo storico. E non è la prima volta che causa maltempo la Raggi fa chiudere tutto.
Già nell’ottobre del 2018, niente scuole. Per un po’ di pioggia e di vento. Adesso il bis. Della serie: il rimedio è peggiore del rischio. Interrompere l’uso normale della città, per non aver dato alla città la sicurezza che merita, non è il segno di una classe dirigente consapevole del proprio ruolo e impegnata nel praticarlo quotidianamente.
Quando la chiamata all’allarme sovrasta il silenzio laborioso che serve a risolvere i problemi, si esercita una forzatura non virtuosa. Non si può sopperire alle proprie mancanze, scaricando sui romani tutte le difficoltà, avvertendoli oltretutto all’ultimo momento delle decisioni prese sulle scuole.
Ogni volta, insomma, c’è uno stato di eccezione nella Capitale che ha perduto la sua normalità. E a un lieve rischio ci si approccia provocando un danno più grande. Ma purtroppo non solo non è stata abolita la povertà - altro slogan grillesco - ma neppure si è abolito il vento. E che peccato. «Nessun vento è favorevole - scrive Rainer Maria Rilke - per chi non sa dove andare». E forse parlava del Campidoglio che ha perso la bussola, e gli restano i lucchetti per chiudere le scuole.
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