Regno Unito al voto, Johnson trema: così la Brexit torna in bilico

Regno Unito al voto, Johnson in calo: la Brexit è in bilico
di Cristina Marconi
3 Minuti di Lettura
Giovedì 12 Dicembre 2019, 00:57 - Ultimo aggiornamento: 18:13

Il sistema elettorale britannico non aiuta a fare previsioni: bastano pochi voti di scarto per perdere una circoscrizione, un posto in parlamento, le elezioni. E’ alla vigilia del voto di oggi, con le urne aperte dalle 7 del mattino alle 10 di sera, il premier Boris Johnson sa di non potersi fidare della maggioranza che gli danno i sondaggi.

Boris Johnson come nel film Love actually: la mossa dei cartelli per sedurre i britannici

Regno Unito, elezioni 2019, giovedì si vota: i candidati, l'enigma Brexit e i possibili scenari
 





E infatti ha attraversato il paese in un ultimo vorticoso tour delle zone più indecise per convincere a non lasciare che il vaticinio della vigilia, che vede un assottigliarsi del margine dei Tories, si trasformi in un parlamento “sospeso” con altri anni di incertezza.

LA PREVISIONE 2017
Secondo YouGov, che due anni fa aveva previsto con una certa accuratezza il risultato del voto, i Tories avranno 339 seggi, i laburisti 231, i LibDem 15 e i nazionalisti scozzesi dell’SNP ben 41. Ma non si può escludere che Johnson non arrivi neppure alla maggioranza, visto che il modello indica una forchetta tra i 367 e i 311 voti. Un po’ di allarme a Johnson fa gioco, visto che al di là del secondo referendum il suo rivale Corbyn delinea un mondo di rinazionalizzazioni, di aumenti fiscali e di misure che per l’elettorato moderato britannico, compreso quello tradizionalmente laburista, è molto difficile da accettare.

IL MESSAGGIO
Ma il voto tattico rappresenta un rischio e potrebbe rompere le uova nel paniere in una campagna incentrata su un solo, martellante messaggio: fare la Brexit, realizzare la Brexit, liberare il potenziale del paese dopo la Brexit. Nel suo giro del paese in un solo giorno, Johnson ha avuto uno dei suoi consueti incidenti con la stampa quando, in un centro di produzione del latte dello Yorkshire, si è nascosto in un frigorifero per sfuggire al tentativo di intervista da Piers Morgan, controverso presentatore del programma della fascia del mattino più seguito del paese, Good Morning Britain.

L’ERRORE
Nulla in confronto a quello, ancora non digerito, del giornalista che gli chiedeva un commento sulla foto di un bambino addormentato sul pavimento di una corsia d’ospedale con una maschera d’ossigeno e un sospetto di polmonite per mancanza di un letto. L’errore più grande della campagna elettorale è stato quello di ignorare la foto con stizza e di mettersi il cellulare del giornalista in tasca per tagliare corto, lasciando che nei giorni successivi circolassero voci per mettere in discussione la veridicità della situazione rappresentata nella foto.

LA QUESTIONE SANITÀ
E siccome oltre alla Brexit, è proprio il mastodontico servizio sanitario nazionale, NHS, ad essere stato al centro della campagna elettorale, Boris rischia di scontarla questa immagine dell’uomo a cui non importa nulla delle persone più povere, salvo accaparrarsi il loro voto quando si tratta di intercettare lo scontento che nelle regioni ex operaie è andato tutto a confluire sulla Brexit.

L’NHS ha contato più del terrorismo, più del fisco, e questo dimostra che i britannici, al momento, sono preoccupati sì per il loro futuro, ma soprattutto per la loro anima, per quel welfare che ne è sempre stato l’orgoglio e il fiore all’occhiello.

46 MILIONI ALLE URNE
Oggi le urne saranno aperte per i 46 milioni di elettori che dovranno scegliere 650 deputati per il prossimo parlamento. Gli exit polls alle 23 ora italiana dovrebbero dare una prima indicazione, ma con una corsa così delicata, al fotofinish, il rischio è di dover aspettare a lungo prima di capire se i britannici hanno finalmente ottenuto quella chiarezza che per tre anni e mezzo, dal referendum del 2016, è mancata loro del tutto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA