«Luca Sacchi coinvolto da Anastasia nello scambio di droga». Del Grosso in isolamento legge i Vangeli e prega

«Luca Sacchi coinvolto da Anastasia». Del Grosso in isolamento legge i Vangeli e prega
di Giuseppe Scarpa
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Mercoledì 11 Dicembre 2019, 23:59 - Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 11:58

«Mi sono pentito», ripete senza sosta Valerio Del Grosso in una cella del carcere di Regina Coeli. Il 21enne pusher, che ha sulla coscienza la vita di Luca Sacchi, dice di non darsi pace. Lo ha freddato con un colpo di pistola alla testa il 23 ottobre, fuori da un locale a Roma nel quartiere dell’Appio Latino. Del Grosso da 50 giorni è in isolamento, osservato da un poliziotto della penitenziaria perché non compia gesti inconsulti. Il ragazzo prova a fare i conti con la sua colpa immergendosi nei testi sacri. Sfoglia i Vangeli, più di ogni altra cosa. E si sofferma, soprattutto, sui versi dell’apostolo Matteo in cui viene narrato (26,47-56) l’arresto di Gesù. Alle sue letture impegnate aggiunge anche due opere della mistica - ascetica cristiana ortodossa, Filocalia e Racconti di un pellegrino russo. Ogni giorno, inoltre, chiede di poter incontrare un sacerdote mentre i genitori lo vanno a trovare una volta alla settimana.

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Chi non potrà più abbracciare il proprio figlio è invece la madre di Luca Sacchi, Tina Galati. La donna, sentita in procura il sei dicembre con il marito, ha contribuito a delineare un quadro sui rapporti del suo ragazzo con la fidanzata Anastasia Kylemnyk e Giovanni Princi. Particolari che rifiniscono l’indagine, soprattutto se accostati ai dettagli forniti da Domenico Munoz. Il cileno, l’altro amico che fa parte della comitiva di Sacchi, presente il 23 ottobre (la sera dell’omicidio) fuori dal pub John Cabot, all’Appio Latino. 

L’INDAGINE
«Sacchi è stato trascinato dentro la partita di spaccio da Anastasia», sostengono gli inquirenti. Gli investigatori si sono perciò convinti di una mansione subalterna affidata al personal trainer. Il 24enne sarebbe stato persuaso a far parte della compravendita della marijuana dalla sua fidanzata Nastja e in seconda battuta dall’amico, Princi. Sarebbe lui il regista dell’operazione, colui che aveva agganciato i due spacciatori di Casal Monastero, Del Grosso e Paolo Pirino. I genitori di Luca nulla sapevano della compravendita di droga. Ma qualcosa di strano, ultimamente, avevano fiutato. 

A partire dall’estate, in casa Sacchi, la tensione sarebbe lievitata. Dopo diversi anni di fidanzamento i genitori di Luca avrebbero espresso delle perplessità, al loro figlio, sulla baby sitter ucraina. Inizialmente accolta in casa come una figlia, negli ultimi mesi, avrebbe mostrato un atteggiamento del tutto nuovo, quasi sconosciuto. Il personal trainer, innamorato della Kylemnyk, si sarebbe però buttato sulla ragazza senza ascoltare gli allarmi che lanciavano il padre e la madre.
 
Il resto della storia sta emergendo grazie a Munoz che, sentito dagli inquirenti, ha puntato anche lui il dito proprio sul duo Kylemnyk - Princi. Smentendo categoricamente la versione dell’ucraina che ha continuato, fino al quattro dicembre, a sostenere di fronte al gip che: «Non sapevo di avere nello zaino 70mila euro. Io e Luca - aveva spiegato di fronte al magistrato Costantino De Robbio - siamo totalmente estranei alla vicenda». Affermazioni che ricalcano le prime sommarie informazioni di Nastja che, nelle ore successive alla rapina del suo zaino e soprattutto all’assassinio del suo Luca, raccontava di essere stata vittima inconsapevole. Omettendo, in pratica, tutti i fatti antecedenti al terribile epilogo. Una verità di comodo che non aveva, fin da subito, convinto i carabinieri di via In Selci e il pubblico ministero Nadia Plastina i quali, infatti, l’hanno indagata per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’inchiesta, quindi, galoppa. Giorno dopo giorno si compongono le tessere di un puzzle complicato. In attesa di nuovi importanti colpi di scena.

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