Mes, oggi il voto sulla risoluzione: Governo appeso ai dubbi M5s

Conte alla prova del Mes: numeri sul filo in Senato, notte di trattative con M5S
di Barbara Jerkov
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Mercoledì 11 Dicembre 2019, 00:42 - Ultimo aggiornamento: 09:09

Un testo c’è, ma non c’è ancora l’ok definitivo. Questa mattina Giuseppe Conte si presenterà alla Camera, e poi nel pomeriggio in Senato, per riferire in vista del Consiglio Ue di domani a Bruxelles. Ma, soprattutto, per schierare la maggioranza su una risoluzione che blindi la linea del governo sul salva Stati. Ebbene, nonostante la tregua siglata dai leader rosso-gialli e nonostante il lavoro degli ultimi giorni, il testo della risoluzione non è stato ancora approvato dai 5Stelle. Al loro interno resistono tensioni sul Mes e questo ha ritardato il via libera a questa stessa mattina, quando i grillini torneranno a riunirsi. La risoluzione negli ultimi passaggi ancora ieri pomeriggio a palazzo Chigi è stata «molto semplificata» rispetto alla bozza di testo diffusa l’altro giorno. Resta la logica del pacchetto Mes, Bicc, Unione bancaria, ma da adottare in maniera «progressiva» e comunque con il «coinvolgimento del Parlamento». 

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La stessa Commissione Ue manda segnali rassicuranti. «Diamo compito all’Eurogruppo, in formato inclusivo, di finalizzare il pacchetto di riforme del Mes e continuare a lavorare su tutti gli elementi di ulteriore rafforzamento dell’unione bancaria, su base consensuale», si legge nella bozza di conclusioni del Consiglio Ue fatta trapelare. 
Ma dopo ore di riunioni, la risoluzione non è definitiva e il braccio di ferro tra Pd e M5s ancora aperto. Complici probabilmente i mal di pancia dentro il Movimento che non sembrano placarsi, nonostante l’aura di compattezza vantata dal leader Luigi Di Maio dopo una riunione con i suoi a Palazzo Madama. Tant’è che la trattativa va avanti nella notte, dentro il movimento e nella maggioranza. Il capo politico dei 5Stelle cerca comunque di andare oltre la contingenza del Mes e rilancia il nuovo contratto di governo su cui, annuncia, la maggioranza si metterà a lavorare da gennaio. 

Il presidente del Consiglio lavora da Palazzo Chigi per un punto di caduta incentrato sulla carta del «rinvio» ai prossimi mesi per l’ok finale al trattato. Una prima svolta sembrava arrivata nel pomeriggio: «Siamo vicini a un accordo sulla risoluzione», è circolata voce agli sgoccioli della riunione tra il sottosegretario Laura Agea e i capigruppo delle commissioni Affari europei delle Camere, e dopo i vertici del giorno prima. Ma i 5Stelle frenano: «Stiamo ancora discutendo e ultimando i punti da dirimere». Ci si confronta fino all’ultimo, appunto. E si incrociano le dita per superare la «trappola» del Senato dove i margini numerici sono strettissimi. Per l’ok alla risoluzione sul Mes basta la maggioranza semplice ma se sì scendessero sotto la soglia della maggioranza assoluta (161 senatori), il governo pure con il via libera in tasca potrebbe subire dei contraccolpi politici. 

Tra i più ostili nei 5Stelle c’è Gianluigi Paragone: «Stiamo stravolgendo il nostro programma elettorale» perché «se anche il Movimento decide di stare da quella parte, significa che ha deciso di diventare europeista e non siamo arrivati in Parlamento dicendo questo», attacca. Aggiunge che aspetta di leggere la risoluzione finale ma rimarca: «Stando ai rumors, dico che al 90% il mio voto sarà negativo». Attendista pure Mario Giarrusso, che ripete come un mantra: «Prima vedo la risoluzione e poi decido». Indeciso pure Gregorio De Falco, ex 5S, mentre più possibiliste Paola Nugnes ed Elena Fattori, anche loro fuori dal Movimento. Di certo voteranno no alla risoluzione le opposizioni. Probabilmente Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia presenteranno proprie risoluzioni alternative anche se continua in serata il tentativo di arrivare a un testo unico del centrodestra. 
 

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