Johnson nel feudo labour: «Stretta sugli immigrati». Gaffe con il bimbo malato

Boris Johnson
di Cristina Marconi
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Martedì 10 Dicembre 2019, 00:34
Gli immigrati europei hanno «trattato il Regno Unito come se fosse parte del loro Paese» per troppo tempo. Parola di Boris Johnson, premier che sta virando sempre più a destra per ottenere la rielezione a pochi giorni dal voto del 12 dicembre. E che ha escluso da questa campagna elettorale qualunque empatia, come dimostra il fatto che ieri non ha voluto dare neppure uno sguardo alla foto di un bambino di quattro anni che, con un sospetto di polmonite, si è addormentato sul pavimento di un pronto soccorso di Leeds con una copertina e una maschera d’ossigeno accanto. Non solo ha respinto le domande del giornalista, ma a un certo punto si è anche messo in tasca il cellulare del reporter contenente la foto, diventata emblematica dello stato in cui versa la sanità pubblica del Paese. 

Bimbo di 4 anni con la polmonite sul pavimento in ospedale per ore: foto choc sul web

IL PROGETTO 
Sebbene i sondaggi lo vedano in vantaggio, il nemico di Johnson rimane il fantasma di un parlamento senza maggioranza e di una prosecuzione dello stallo degli ultimi anni. «Vogliamo tagliare l’immigrazione, in particolare dei lavoratori non qualificati che arrivano senza un impiego, cosa che credo che sia successa negli ultimi decenni e passa», ha spiegato domenica mattina, aggiungendo di «non credere che sia democraticamente responsabile». Il famigerato sistema a punti di ispirazione australiana, secondo Johnson, prevedrebbe tre tipi di visti: uno per le persone con talenti eccezionali come “violinisti, fisici nucleari, prime ballerine”, uno per i lavoratori qualificati, come i medici e gli infermieri, che potranno venire se hanno già un lavoro, e uno per i lavoratori non qualificati ai quali sarà permesso di restare solo per brevi periodi di tempo, a differenza delle prime due categorie. Il numero dei non qualificati sarà deciso volta per volta da un Comitato consultivo sull’immigrazione, che avrà la stessa indipendenza della Banca d’Inghilterra. 

REAZIONI
L’associazione degli industriali britannici, CBI, ha reagito in modo critico, osservando come «gli immigrati necessari per contribuire alla crescita economica devono sentirsi benvenuti nel Regno Unito», anche quando non hanno qualifiche specifiche, e che in mancanza di chiarezza questo tipo di slogan non farà altro che rendere tutti più nervosi. Oltre all’interruzione della libera circolazione dei lavoratori europei, la Brexit di Boris Johnson prevede un allineamento dell’Irlanda del Nord con le regole dell’unione doganale pur rimanendo parte dell’area doganale britannica, il mantenimento dei diritti dei lavoratori ottenuti con la Ue, e il pagamento del conto di uscita con Bruxelles. 

L’idea è quella di riuscire a far approvare l’accordo raggiunto con Bruxelles dal parlamento entro il 31 gennaio in modo da non dover chiedere un altro rinvio e di uscire del tutto a dicembre 2020, dopo il periodo di transizione, con già in tasca un accordo di libero scambio in grado di evitare che tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord debbano mai esserci i controlli che al momento, nonostante le smentite di Johnson, dovranno inevitabilmente avvenire per prodotti alimentari e animali stando a un rapporto del Tesoro. 

<HS9>Boris, a cui i consiglieri hanno imposto una linea sobria, meno polemica e ironica che in passato, basata su molti slogan, pochi dettagli e messaggi martellanti, continua ad avere indici di gradimento assai bassi da parte dell’elettorato, pari a -12, terrificanti ma comunque migliori di quelli dei suoi avversari: Corbyn è a -40 secondo YouGov, mentre la LibDem Jo Swinson ha dovuto addirittura ammorbidire la sua promessa di revocare l’articolo 50 in caso di vittoria perché troppo controproducente. Anche lei, come i Labour, appoggerà il secondo referendum tra un ipotetico nuovo accordo di Brexit più soft tutto da rinegoziare e il “remain”. 
 
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