Rifiuti, a Roma un netturbino su tre è inabile: non raccoglie i rifiuti

I netturbini di Roma uno su tre è inabile: non raccoglie i rifiuti
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 10 Dicembre 2019, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 13:13

Netturbini «inidonei» a fare i netturbini. Domanda: quindi come passano il turno pagato dall’Ama? «Non saprei, certo è che le cose ora dovranno cambiare», risponde il nuovo amministratore unico della municipalizzata di Roma, Stefano Zaghis, alle prese con l’emergenza rifiuti, l’assenza di impianti dove portare la spazzatura raccolta in giro per la città, un piano industriale da scrivere in tempi record e, tra i mille intralci, c’è pure questo paradosso: il battaglione di «operatori ecologici» che ha in tasca un certificato medico, temporaneo o permanente, con cui evita di fare quanto previsto dal contratto. L’assenteismo e le licenze facili sono una vecchia piaga della partecipata ambientale dell’Urbe, ma le cifre annotate in un rapporto appena consegnato al nuovo numero uno impressionano: un netturbino su 3 è inabile all’incarico. «Tra gli oltre 4.300 operatori ecologici di Ama, circa 1.500 risultano essere idonei parziali (in modo permanente o temporaneo) o inidonei (permanenti o temporanei) alla specifica mansione assegnata», si legge nel report. Insomma, non possono salire sui camion e portare via l’immondizia dalle strade. Quello per cui sarebbero stipendiati con i fondi della Tari, che per i romani è una delle più care d’Italia.

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«SITUAZIONE MARZIANA»
Le motivazioni degli impedimenti sono varie: c’è chi è «allergico» allo smog, quindi proprio non può passare il turno al volante dei compattatori nel traffico di Roma; c’è chi invece non può sostenere «carichi pesanti», come svuotare i cassonetti che, dal centro alla periferia, tracimano di pattume da mesi. C’è anche chi soffre di fastidi temporanei e quindi, sempre col certificato firmato dal dottore, non può essere inserito nei turni. Naturalmente, tra i 1.500 inabili, c’è sicuramente chi avrà pienamente diritto alle esenzioni. Ma davanti a una percentuale così massiccia (34,9% dei netturbini), qualche dubbio viene.
Gli stessi sindacati, solitamente bellicosi, riconoscono che la situazione è grottesca. Soprattutto, è un lusso impensabile per una città invasa dall’immondizia. «Sembra di stare su Marte, lo so», conviene Alessandro Bonfigli, leader della Uil Trasporti: «Bisogna ammetterlo: queste persone vanno messe nelle condizioni di fare qualcosa, tutti devono essere utili alla causa, specialmente in un frangente così difficile». Stessa domanda di prima: oggi i netturbini inabili cosa fanno? «Poco o nulla», risponde anche il sindacalista. 

Al nuovo au, Zaghis, nominato a inizio ottobre, va dato il merito di avere preso di petto la questione. Perché per tirare fuori Roma dall’emergenza rifiuti servono sì gli impianti - lui stesso propone alla sindaca Raggi una discarica e un termovalorizzatore, parola tabù, però, per un pezzo del M5S - ma tocca anche rendere efficiente un colosso pubblico che non brilla per rigore, anzi. Basta pensare che il tasso di assenteismo, ferie escluse, sfiora da anni il 15%. L’ultima rilevazione interna, che prende in esame il trimestre luglio-settembre, dice che il 14,7% dei dipendenti Ama non si presenta al lavoro, tra malattie (6,1%), permessi 104 e congedi di ogni risma.
Zaghis ha già dato mandato al nuovo direttore del Personale, Marcello Bronzetti, di riconvertire più netturbini «inidonei» possibile. In 200 saranno spediti a fare gli «spazzini di quartiere», a stretto giro di posta. Poi toccherà agli altri essere spostati in ruoli più operativi. «Abbiamo anche chiesto di intensificare le visite mediche - conclude Zaghis - e con l’assunzione di 350 dipendenti, abbasseremo l’età media del personale sul territorio, che oggi si attesta a circa 50 anni».

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