Roma, Regione, un carabiniere per il piano B: tre impianti e una nuova discarica

Roma, Regione, un carabiniere per il piano B: tre impianti e una nuova discarica
di Mauro Evangelisti
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Domenica 8 Dicembre 2019, 11:17
In Regione si sta già studiando il piano B in vista della chiusura della discarica di Colleferro posticipata al 16 gennaio e in applicazione dell’ordinanza che impone a Roma Capitale di trovare impianti alternativi. Per il ruolo di «soggetto attuatore», una sorta di commissario, si stanno valutando vari nomi, a partire dall’ufficiale dei carabinieri Vincenzo Conte. Utilizzare i poteri sostitutivi significa decidere al posto della sindaca Virginia Raggi, arroccata sulla posizione «portiamo i rifiuti nelle altre province». Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Confermato che la sindaca rischia di essere indagata per mancata applicazione di un’ordinanza, la base di partenza è la lista di sette impianti già esistenti sottoscritta anche dalla dirigente di Roma Capitale, fedelissima della sindaca, Laura D’Aprile. L’idea, se entro mercoledì non arriveranno segnali dal Campidoglio, è di spalmare su più impianti gli scarti secchi che escono dagli impianti di trattamento. Lo si ripete ogni volta, ma per correttezza va ribadito: una discarica come quella di Malagrotta non potrà più esistere, perché lì per decenni andarono rifiuti non lavorati. Dai Tmb esce una parte secca, la frazione organica stabilizzata e il combustibile da rifiuti. Quest’ultima parte va negli inceneritori. L’idea è di portare gli scarti in tre o quattro impianti differenti. Non solo a Falcognana, dunque, che comunque resta in pole position malgrado l’opposizione dei proprietari. Da piazzare ci sono circa mille tonnellate di scarti al giorno (quelli che attualmente vanno a Colleferro) e puntare su più impianti significa inviare non più di 250-350 tonnellate giornaliere in ogni sito.
 
Tra le ipotesi più forti c’è quella di realizzare una piccola discarica di servizio in un quadrante - se fosse Falcognana, saremmo a sud, nel Municipio IX - e due o tre centri di stoccaggio provvisori, dove, secondo uno schema che indicò il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, conservare gli scarti per un massimo di due anni. In parallelo deve aumentare rapidamente - e su questo il Campidoglio per ora ha fallito - la raccolta differenziata. Deve aumentare sia in quantità (siamo ancora al 44 per cento), sia in qualità perché se si differenzia male, poi di quel 44 per cento una fetta consistente di materiale impuro va comunque in discarica (ad esempio a Civitavecchia). Se la raccolta differenziata finalmente avrà un incremento più importante del misero 2 per cento all’anno su cui ci si è attestata l’Ama, allora diminuirà drasticamente la fame di discariche.
Ma chi sarà il «soggetto attuatore», colui che avrà l’ingrato compito di gestire l’applicazione dell’ordinanza della Regione? Detto che la scelta dell’area o delle aree alla fine sarà del governatore, ma sulla base del lavoro della commissione dei tecnici, per il ruolo di commissario (è una semplificazione) ci sono due nomi in cima alla lista. Il primo, come scelta quasi automatica, è quello della dirigente del settore rifiuti, Flaminia Tosini che insieme alle due colleghe di Roma Capitale e Città Metropolitana ha fatto parte della commissione. Il secondo invece è quello di un esterno, una figura super partes: si parla di Vincenzo Conte, 63 anni, ufficiale dei carabinieri, dirigente del Dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del consiglio dei ministri, che ha nel lungo elenco degli incarichi svolti in passato quello di amministratore unico di Lazio Ambiente tra il 2012 e il 2015. Appare più complicata invece la scelta dell’attuale presidente di Lazio Ambiente, Daniele Fortini.
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