Roma, voto anti-discarica, M5S a pezzi. E Raggi chiede aiuto all’esercito

Roma, voto anti-discarica, M5S a pezzi. E Raggi chiede aiuto all esercito
di Lorenzo De Cicco Francesco Pacifico
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Sabato 7 Dicembre 2019, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 17:49

Mentre la Capitale è sull’orlo dell’emergenza rifiuti, con tanti quartieri invasi dal pattume, a una manciata di giorni dal gong della Regione Lazio per il commissariamento del Campidoglio, i grillini romani vanno in tilt sulle discariche: Virginia Raggi non riesce a compattare la sua maggioranza sul no agli impianti imposti dalla Pisana. E così, alle 5 di pomeriggio, dopo 7 ore di consiglio comunale straordinario convocato proprio per dare una direzione alla caotica crisi dell’immondizia, il presidente dell’Assemblea capitolina, il rientrante (dopo l’arresto e la scarcerazione) Marcello De Vito, ammette: «Siamo arrivati a un certo orario, c’è abbastanza stanchezza e poche presenze». Tradotto: non ci sono i numeri per andare avanti.

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La verità è che i consiglieri del M5S sono divisi e Virginia Raggi, a Palazzo Senatorio, è sempre più isolata. I suoi tecnici hanno firmato la relazione che indica alcune aree per discariche e siti di stoccaggio. Gli stessi impianti che la sindaca avversa. L’amministratore unico dell’Ama, l’azienda dei rifiuti, Stefano Zaghis, scelto appena due mesi fa, ha presentato un piano industriale che include una discarica e un termovalorizzatore, altra parola tabù per gli stellati romani. In questo quadro, la pattuglia di Raggi in Aula Giulio Cesare si muove in ordine sparso.

C’è un blocco di maggioranza relativa che sembra sposare la linea della sindaca, illustrata anche ieri in Assemblea: no alle discariche e ai siti di stoccaggio in via emergenziale, come chiede la Regione. L’ordine del giorno presentato dal gruppo più nutrito dei 5S prevede infatti di contrastare i diktat della Pisana e invita Raggi a «impugnare» davanti al Tar l’ordinanza. C’è solo una concessione, che però sembra un modo per prendere tempo: «Roma Capitale» si renderebbe «disponibile a realizzare nel proprio territorio gli impianti di trattamento e/o smaltimento che si rendessero necessari, esclusivamente a seguito dell’approvazione del nuovo Piano Rifiuti della Regione». Cioè il prossimo anno.
 
 

Ma c’è anche un altro ordine del giorno grillino, firmato dalla vicepresidente della commissione Ambiente, Simona Ficcardi, che va nella direzione opposta: invita Raggi ad approvare i siti di stoccaggio, quelli che gli altri grillini vorrebbero vietare con tanto di ricorso legale. «Meglio deciderli noi come Comune, i siti, che ce li impongano in Regione, dove vogliono loro», ragiona Ficcardi. E lo dice chiaro: «L’altro ordine del giorno, quello per bocciare l’ordinanza, non lo voterò di certo». Non sembra essere l’unica. Ballano almeno altri 4-5 consiglieri stellati. Quanto basterebbe per mandare sotto Raggi. Ecco perché, probabilmente, ieri il voto è saltato. C’è un’altra mozione grillina che chiede di dichiarare «area ad elevato rischio ambientale» i territori circostanti «per un raggio di 5 kmq Salario, Rocca Cencia, Malagrotta e Falcognana». Le ultime due zone sono tra le più accreditate per le nuove discariche. Solo una cosa sembra unire i grillini, anche se smentisce il piano appena presentato dalla partecipata dei rifiuti: un atto chiede esplicitamente di «escludere ogni nuovo termovalorizzatore dal piano industriale di Ama».

ATTACCO A ZINGARETTI
L’Assemblea capitolina tornerà a riunirsi martedì. Appena 24 ore dopo scadono i 7 giorni dati a Raggi per decidere sugli impianti. Poi la Regione farebbe scattare il commissariamento. La sindaca ieri ha attaccato l’ordinanza di Zingaretti: «L’ennesimo provvedimento emergenziale, calato dall’alto, la Regione non ha ancora aggiornato il piano rifiuti, rimasto a Malagrotta». L’unico annuncio: «Faremo un nuovo Tmb». Quando? Non si sa. Il Pd attacca: Raggi è senza numeri. M5S si difende: «Siamo uniti». Ma per ricompattare davvero le fila c’è tempo fino a martedì.

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