I bollettini Ama da pagare e quelle foglie da raccogliere

di Paolo Graldi
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Mercoledì 4 Dicembre 2019, 08:23
Arrivano proprio in questi giorni, a stretto ridosso della scadenza, i bollettini Mav per saldare la rata semestrale con l'Ama, la municipalizzata che, scusate l'eufemismo, si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti nella Capitale. La tassa è salata, salatissima. Fra le più alte d'Italia. Due fogli allegati ci fanno entrare nel dorato mondo dell'immondizia: in uno si dice che più dell'80 per cento dei romani paga regolarmente la tassa e dunque sarebbe grave farsi prendere dalla tentazione di schierarsi con il restante venti per cento.

Una tentazione forte, fortissima se accostata all'idea di come viene svolto il servizio, dei patimenti causati dalla infinita emergenza dei cassonetti stracolmi di sacchi e sacchetti, ma anche di divani e di frigoriferi, che poi dilagano sui marciapiedi. Qui, a terra, presi d'assalto dalle colonie di topi e di gabbiani, gli uni e gli altri ormai contagiati dal carattere aggressivo dei predatori. Prevale, evidentemente, il senso civico del dovere civico del cittadino che non raccoglie la revance. E tuttavia è gravemente scorretto da parte dell'Ama che i bollettini siano consegnati a destinazione il giorno prima della scadenza e talvolta, assai spesso, a scadenza scaduta.

Niente paura. Nella seconda lettera allegata l'Ama si apre al dialogo: «Cari romani, avrete notato qualche disservizio nella raccolta: ce ne scusiamo». Disservizio? Macché, solo qualche foglia caduta. Capita, in autunno. Lo dice anche Ungaretti, il grande poeta.

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