«Questa indagine - ha evidenziato il procuratore capo dell'Aquila Michele Renzo - è andata a fondo riuscendo a toccare i meccanismi grazie al quale il crimine paga. Abbiamo seguito il denaro, le strade che esso percorre per essere pulito, riciclato. Una indagine particolarmente complicata, ma che ci da una grande soddisfazione, abbiamo colpito il profitto, il cuore di un attività criminale». Una raccolta illegale del risparmio, per farlo arrivare dopo vari passaggi nel luogo di destinazione, che si traduce nel meccanismo dell’Hawala. «Questi signori arrestati - ha detto il sostituto Mancini - avevano il ruolo di collettori di denaro di provenienza illecita, principalmente la prostituzione, e di corrieri. Ogni mese, portavano il denaro in Nigeria, occultandolo dentro le valige, imbarcate all'aeroporto di Fiumicino, anche fino a 120 mila euro a viaggio. L'artigianalità del meccanismo, non deve trarre in inganno: era un sistema ramificato e organizzatissimo. In meno di un anno gli arrestati, sono andati in Nigeria un centinaio di volte, possiamo stimare che solo 8 persone in dieci mesi hanno portato più di 7 milioni di euro. Ci troviamo di fronte ad un imponente profitto, che prende letteralmente il volo». Il trasporto avveniva dietro un compenso pari ad una percentuale della somma che il committente voleva fare recapitare in Nigeria. Poi contatti telefonici, sms, whatsapp con codici dati al committente permettevano al destinatario in Nigeria di ritirare il denaro in valuta nigeriana, frutto di violenze, schiavitù, riti woodoo di decine di giovani messe in strada a prostituirsi.
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