Chef cerca monolocale in affitto, l'agenzia risponde: «Il proprietario non vuole gay, neri e cani». Video

Chef cerca monolocale in affitto, l'agenzia gli risponde: «Il proprietario non vuole gay, neri e cani»
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Lunedì 2 Dicembre 2019, 17:01

«Volevo affittare un monolocale a Roma, ma il proprietario non affitta la sua casa 'a neri, gay e animalì. Me lo ha detto l'agenzia immobiliare, che era mortificata. Io sono rimasto di ghiaccio. Mi sembra di essere tornati ai tempi di Hitler. Ho subìto spesso episodi di razzismo, ma non avrei mai creduto che si potesse arrivare a tanto. Negarmi una casa in affitto solo per il mio colore di pelle». Luca Neves è un giovane chef e artista capoverdiano nato a Roma in attesa del permesso di soggiorno.

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«Stavo cercando un monolocale dove andare a vivere a Roma - racconta Neves in una intervista all'Adnkronos - Così mi sono rivolto a una agenzia immobiliare della Capitale. Ho chiamato per avere ulteriori notizie sul prezzo e su altro, ma a un certo punto l'impiegata ha iniziato a farmi delle domande, molte domande. Sul nome e cognome, sulle mie origini. Fino a dirmi che il proprietario dell'immobile, un signore anziano, ha chiesto specificamente di non volere affittare la casa a 'neri, gay e lesbiche e ad animalì. Come ai tempi del Fuhrer Hitler, insomma. Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Ci sono rimasto malissimo. Io sono nero e ho pure un cane, quindi quella casa me la posso scordare...».



Il suo legale, l'avvocato Alì Listì Maman, del Foro di Palermo, ha già annunciato una denuncia-querela nei confronti del locatario «per discriminazione razziale» perché, spiega «il razzismo è un crimine». «Non riconosco la mia città - dice ancora Luca Neves - Io ci sono nato a Roma, da genitori capoverdiani, ci sono cresciuto. E, come dicevo, è capitato di essere vittima di razzismo, ma non avrei mai creduto che si potesse negare l'affitto a una persona solo perché di colore. Ci sono rimasto malissimo, ma davvero malissimo».

«L'agenzia - prosegue Luca Neves - ha ricevuto dal proprietario della casa, un monolocale, delle direttive ben precise. Non vuole né persone di colore né gay o lesbiche. E l'impiegata, mortificata, mi ha detto che tempo fa una coppia di lesbiche, pur di prendere la casa, non ha detto che fosse una coppia omosessuale. Ma dopo tempo è venuto fuori e hanno dovuto lasciare la casa». Luca Neves è un bravo chef e un artista. Organizza catering «ho lavorato anche per la Fao, per le ambasciate», dice molto fiero.

«E a fine cena organizzo uno spettacolo», aggiunge. Al suo fianco c'è l'avvocato Alì Listì Maman, del foro palermitano. «ll momento è arrivato. Inizia la sfida contro l'odio - dice il legale all'Adnkronos - Sarò al fianco di Luca Neves perché insulti, offese, che sfociano in un razzismo dilagante non può più essere tollerato. Qui non si parla di libertà di scelta o di espressione. È ben altro. Questo modo di fare non può più essere tollerato. Non può più essere consentito. Il razzismo deve essere denunciato in modo da far comprendere che il problema non sono le vittime del razzismo stesso, ma i carnefici che si macchiano di tale atteggiamento. E questo sarà solo l'inizio». E conclude: «Lo voglio dire con estrema tranquillità, il razzismo è un crimine».

Poi Luca Neves spiega che «altre persone meno forti di me vivono con molto dolore episodi come questo. Ecco perché voglio denunciare quanto accaduto». Intanto Neves è in attesa del permesso di soggiorno. «Mi hanno detto che mi faranno sapere a marzo 2020- spiega - quando ho appuntamento in questura». E denuncia anche che «siamo arrivati al punto da creare una sorta di 'faidà tra gli immigrati che arrivano con i barconi e quelli di seconda generazione come me. Perché mi è stato detto da più parti che se fossi arrivato su un barcone, con ogni probabilità, oggi avrei già il permesso di soggiorno, invece devo ancora aspettare. Per fortuna lavoro, ma è dura in questo modo, intanto però voglio denunciare questo episodio di razzismo. Basta con le parole di odio e il razzismo».

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