L'aumento "riguarda pochissimi casi, come Firenze e Rimini – fa sapere il ministero per i Beni culturali –. I sindaci delle due città se lo riterranno, potranno usufruire di questa norma". Un'eventualità già presente per Roma e Venezia che, di fatto, prevede un raddoppiamento rispetto alla tassa attuale di massimo 5 euro.
Seguendo "criteri di adeguatezza e proporzionalità" – precisa il ministero in una nota – l'aumento della tassa di soggiorno, nel caso in cui venga deciso, servirà a "compensare i numerosi servizi offerti ai milioni di turisti" e a "finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali e dei relativi servizi pubblici locali".
Attualmente – secondo i dati diffusi in occasione della 69a assemblea generale di Federalberghi – "sono 1.020 i comuni italiani che applicano l'imposta di soggiorno (997) o la tassa di sbarco (23), con un gettito complessivo che nel 2019 si avvia a doppiare la boa dei 600 milioni di euro". Tali comuni – distribuiti per il 26% nel nord ovest, il 41,2% nel nord est, il 15,5% nel centro e il 17,3% nel mezzogiorno – pur costituendo appena il 13% dei 7.915 municipi italiani, ospitano il 75% dei pernottamenti registrati ogni anno in Italia.
Nel 2017 la città con il maggior gettito è stata Roma, con un incasso pari a 130 milioni, il 27,7% del totale. L'incasso delle prime quattro (Roma, Milano, Venezia e Firenze) è superiore a 240 milioni, oltre il 58% del totale nazionale. Il peso delle grandi città – rileva Federalberghi – si fa sentire anche sulla classifica regionale, guidata dal Lazio con quasi 135 milioni di euro. Seguono il Veneto con 63,7, la Lombardia con 59,5 e la Toscana con 57,4. In queste quattro regioni viene raccolto il 67,1% del gettito complessivo.
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