Le lenti a contatto sono una comodità ma sono delle protesi da utilizzare con grande cura, in quanto producono modifiche molto rilevanti della superficie oculare. Il consiglio per chi vuole portare lenti a contatto «è di sottoporsi a una visita medica oculistica di idoneità presso un medico oculista che potrà indicare il tipo di lente a contatto più adatta, la metodica di manutenzione indicata e il tipo di utilizzo più idoneo».
Quando le palpebre sono chiuse, infatti, il rifornimento di ossigeno alla superficie oculare è garantito dalla ricca rete vascolare della congiuntiva palpebrale superiore. «I soggetti anemici, diabeti, fumatori - aggiunge l'esperto - hanno una concentrazione di ossigeno circolante molto ridotta e questo causa una grave ipossia corneale se viene introdotta una lente a contatto durante il sonno.
La lente a contatto morbida è certamente preferibile nella stragrande maggioranza dei casi. La rigida è riservata ai casi in cui la morbida per motivi tecnico-strutturali risulterebbe inadeguata: l'esempio classico è l'occhio con cheratocono evoluto, cioè una deformazione della cornea tale da non poter essere corretta da una lente morbida».
Le tipologie di lenti morbide si differenziano per la durata: possono essere a ricambio giornaliero, settimanale, quindicinale, mensile e trimestrale. «E' sconsigliato - è ancora Troiano a parlare - utilizzare lenti a contatto con ricambio superiore a 3 mesi e ancora più sconsigliato è prolungare l'utilizzo delle stesse lenti a contatto oltre il tempo per cui sono indicate. Le lenti morbide, a lungo andare, diventano un ricettacolo di germi, per quanto sia accurata la manutenzione fatta. Più rapido è il ricambio più sicura è la lente».
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