Photolux 2019: le mostre da non perdere al festival della fotografia di Lucca

Photolux 2019: le mostre da non perdere al festival della fotografia di Lucca
di Nicolas Lozito
5 Minuti di Lettura
Sabato 30 Novembre 2019, 20:16 - Ultimo aggiornamento: 20:17
C’è tempo fino all’8 dicembre per visitare la biennale di fotografia di Lucca: Photolux porta in vari edifici della città toscana mostre ed eventi, premi e retrospettive. Una città che per un tre settimane si offre alla fotografia, mostrandola in tutte le sue sfaccettature. Dalle tradizionali retrospettive approfondite, alle frontiere della post-fotografia, dove l’immagine non è più sinonimo di testimonianza del reale, ma serve a sfidare idee e pubblico. Dalle foto dei grandi maestri ai giovani studenti. Da chi ritrae persone a chi racconta luoghi, italiani e del mondo. Proprio “New Worlds/Mondi” è il tema del festival di quest’anno: al plurale, perché i mondi sono tanti quanti gli occhi di chi li interpreta. 

Le mostre sono più di trenta, alcune molto approfondite, altre invece solamente proiettate con degli schermi. Sono tutte facilmente raggiungibili, ma se il tempo a disposizione fosse poco, qui trovate un elenco per vedere alcune delle più interessanti. 

Abbas – La rivoluzione iraniana 1979
A Palazzo Ducale. Curata da Enrico Stefanelli. In collaborazione con Magnum Photos


Iran: Tehran, 25 gennaio 1979  © Abbas, Magnum Photos

Abbas Attar, semplicemente conosciuto come Abbas, è stato uno dei più importanti fotografi del Novecento. Nato in Iran, e poi trasferitosi a Parigi, ha documentato guerre, crisi, e cambiamenti del mondo, specialmente in Africa e Asia. A Photolux, un anno dopo la sua morte, arriva una retrospettiva interamente dedicata al periodo della rivoluzione iraniana del 1978-79. Abbas documenta gli scontri di piazza e l’ascesa al potere della prima repubblica Islamica, guidata da l’imam Khomeini. 
 

Romano Cagnoni – La rivelazione umana
A Villa Bottini. Curata da Benedetta Donato


Fidel Castro, Cile, 1971 © Romano Cagnoni


C’era un tempo in cui la maggior parte dei luoghi della terra, soprattutto zone calde o di conflitto, dove quasi nessuno poteva arrivarci. Quando i giornali riuscivano ad avere immagini da quei luoghi scrivevano in copertina “immagini esclusive”, o addirittura “le prime immagini in Occidente”. Rivoluzioni, guerre, dittature. Molto spesso, tra la fine degli anni 60 e gli anni 80, è successo che quelle foto fossero state scattate da Romano Cagnoni: fotoreporter internazionale nato a Pietrasanta 1935, vissuto prevalentamente a Londra e morto nella città natale nel 2018. 

La mostra ripercorre tutta al sua carriera e i suoi viaggi: è il primo in Vietnam del Nord nel 1965, va in Biafra nel 1968, in Cile nel 1971, in Argentina nel 1972, in Romania nell’89. Ad accompagnare l’evoluzione fotografica del reporter, al centro della sala ci sono anche i ritagli dei giornali in cui è apparso, interessanti per contestualizzare e far comprendere un’epoca del fotogiornalismo che forse non c’è più. 
 

Dmitry Markov – #Draft
A Palazzo Ducale. Curata da Nicolas Havette. In collaborazione con Manuel Rivera Ortiz Foundation e VisionQuest


© Dmitry Markov

La società periferica e rurale russa vista con istantanee scattata con l’iPhone e condivise su Instragram: questo è #Draft di Dmitry Markov, fotografo russo classe 1982. Un reportage pieno di ritmo ma scostante, delicato ma ma anche brutale, che diventa l’esempio perfetto di come la fotografia possa anche scendere a patti con i social network e la tecnologia dei “like” e dei “follower” (nel frattempo lui ha 430 .000 su Instagram).
 

Joan Fontcuberta – Gossan: Mars Mission
All’ex-Cavallerizza


Explorer curiosity © Joan Fontcuberta (come l'immagine in apertura)

Chi non conosce Joan Fontcuberta e si ritrova di fronte a questo suo ultimo lavoro potrebbe rimanere un po’ confuso. In una grande sala troviamo sabbie marziane, lander che assomigliano a quelli della Nasa, mappe, documenti e gadget: sono i documenti di un progetto per un enorme parco divertimenti a tema Marte, finanziato dalla società cinese “Galaxy Enterteinment” e localizzato a Huelva, Andalusia, lì dove partirono nel 400 le prime navi per il Nuovo Mondo. 

Ma non è tutto alieno ciò che luccica: Fontcuberta, artista catalano classe 1955 e filosofo della “post-fotografia”, ci ha abituato a progetti matti che fanno leva sulla nostra abitudine a credere alla foto-testimonianza, come se per credere servisse solamente “vedere”. 
 

Paulo Coqueiro – Don't lie to me
All’ex-Cavallerizza. A cura di Alejandra Hernández Muñoz.


© Paulo Coqueiro


Qual è il confine tra realtà e finzione nella fotografia quando si mettono di mezzo la tecnologia e i social network?
L’artista brasiliano Paulo Coqueiro ha creato a tavolino un personaggio fittizio, un alter-ego, Tito Ferraz, fotoreporter che esiste solo sui social network. Lo ha costruito giorno per giorno, condividendo materiale, mostrando i suoi reportage in giro per l’America latina, rispondendo ai commenti. Poi, d’un tratto, l’ha fatto sparire. In parallelo Coqueiro, con il suo vero nome, ha spiegato che stava partecipando alle indagini per scoprire che fine avesse fatto Ferraz, mostrando la sua attrezzatura sequestrata.

Da lì la finzione è passata dal mondo virtuale a quello reale: Coqueiro ha intervistato chi sosteneva di conoscerlo, diffondendo sempre di più la falsa notizia. C’è chi, per esempio, diceva di averlo incontrato dal vivo, e di aver spiegato a Farraz come il suo sguardo fotografico non fosse abbastanza moderno, radicato ai grandi maestri del passato. 

Un esperimento grandioso, perfetto per quest’era della post-verità, assolutamente da vedere: e da vedere sono anche le reazioni di chi osserva la mostra prima di conoscere la storia (o senza leggere il pannello iniziale). 
 

Valentyn Odnoviun – Surveillance
Alla Chiesa di Santa Maria Annunziata dei Servi.


Cesis, Lettonia © Valentyn Odnoviun


Cosa sono questi cerchi su sfondo nero? Cosa raccontano? Bisogna fermarsi davanti a ciascuno di essi e provare a immaginare risposte di fantasia. E poi bisogna tornare alla realtà, e scoprire che sono vedute ravvicinate degli spioncini delle prigioni dell’Europa del nord e dell’Est: stati baltici, alla Polonia, Ucraina e Germania. Sono le prigioni del KGB e della Stasi.

Un lavoro che Odnoviun, vincitore del Phololux Award 2019, ha realizzato in due anni, e scattando 40 immagini. Un’idea semplicissima, iper-minimale: l'estetica della repressione e dell’oblio.
 

Photolux 2019
Lucca, vari siti espositivi
Orari:
Infrasettimanali dalle 15.00 alle 19.30
Weekend dalle 10.00 alle 19.30
Prezzo:
Biglietto intero, 22 euro (Previste riduzioni)
© RIPRODUZIONE RISERVATA