Delitto Sacchi, il papà di Luca: «Anastasia nasconde qualcosa»

Delitto Sacchi, il papà di Luca: «Anastasia nasconde qualcosa»
di Camilla Mozzetti
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Lunedì 25 Novembre 2019, 01:46 - Ultimo aggiornamento: 17:10

Il tempo si è fermato mentre i giorni corrono via veloci e lui, Alfonso Sacchi, è rimasto immobile: «Perché mio figlio è stato ammazzato?». Un mese fa, ormai, dal proiettile di un revolver calibro 38 esploso alla nuca. Se lo domanda di giorno, appena apre gli occhi, di notte quando prova a riposarsi. Ma non c’è alcun ristoro. Nulla che possa mitigare il suo dolore e acquietare l’animo di un padre che sembra quello di un animale chiuso in gabbia. Lui sa che c’è una vittima – suo figlio Luca – e un carnefice – Valerio Del Grosso, pasticcere 21enne di Casal Monastero – che ha premuto il grilletto.

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Ma le dicotomie non bastano a spiegare l’assurdità di una tragedia consumata in una Roma che, la sera del 23 ottobre scorso, odorava ancora di estate.
Ad Alfonso Sacchi non basta una sola verità, che è quella oggettiva, con due ragazzi appena ventenni – Del Grosso e il suo complice Paolo Pirino –, rinchiusi in carcere con l’accusa di omicidio. Vuole sapere il perché Luca è morto. Non basta dire che è accaduto. Ci sono persone che erano lì e che sono rimaste in silenzio. Ragazzi che, stando alle indagini, si sono comportati in modo «anomalo». E non erano dei passanti o degli emeriti sconosciuti. C’era Anastasia, la fidanzata di Luca, nel cui zainetto, secondo gli intermediari di Del Grosso, c’era il denaro per acquistare marijuana o cocaina e «che forse nasconde qualcosa», dice papà Alfonso.

E Giovanni Princi ex compagno di scuola del figlio «che se fosse stato un amico si sarebbe dovuto comportare diversamente». Non punta il dito e non cerca dei colpevoli morali. Vuole solo sapere se suo figlio, il suo «orgoglio», è morto – come pensa – da innocente o se invece era coinvolto in una presunta trattativa per l’acquisto di una partita di droga. Ma nessuno finora lo ha aiutato a capire.

 
Signor Alfonso un mese fa suo figlio Luca veniva ucciso da un colpo di revolver alla testa. Il suo assassino e il complice sono in carcere ma lei cerca ancora delle risposte. 
«Certo, è normale, ci sono troppi lati oscuri».

Anastasia, che lei considerava una figlia, non ha mai spiegato puntualmente cosa è accaduto quella sera del 23 ottobre di fronte al “John Cabot” pub. Crede stia nascondendo qualcosa?
«Probabilmente sì, visti i suoi comportamenti».

Dietro l’omicidio di Luca si è scoperta una trattativa per l’acquisto di droga pilotata forse da un amico di suo figlio: Giovanni Princi. Cosa sa e cosa pensa di questo ragazzo?
«Vorrei saperlo anche io cosa è successo. Riguardo Princi, penso che un amico si sarebbe comportato diversamente. L’amicizia è un’altra cosa».

È emerso che Princi abbia spostato, dopo il ferimento di Luca, l’auto di Anastasia. Secondo lei perché lo ha fatto?
«Probabilmente doveva nascondere qualcosa, è l’unica spiegazione. Anche perché, in quel contesto, avrebbe dovuto pensare a Luca e non a spostare una macchina».

Quella sera lei stesso aveva fatto un’iniezione di antidolorifico a suo figlio per il mal di schiena. Poi Luca è uscito dopo aver ricevuto una telefonata. Lei era a lavoro, sua moglie cosa le disse?
«Che sarebbe tornato da lì a poco. Ogni tanto lui ed Anastasia prima di pranzo o cena si vedevano per un aperitivo».

Nelle ultime settimane avevate percepito qualcosa, lei o sua moglie, che vi aveva insospettito? Un cambio di atteggiamento di Luca verso Anastasia, ad esempio, o un suo particolare nervosismo?
«Forse un atteggiamento più distaccato si era avvertito, ma più che altro nei nostri confronti».

Si dice che i genitori sappiano leggere negli sguardi dei figli la verità e la menzogna. Chi era Luca ai suoi occhi?
«Il mio orgoglio».

La madre di Valerio Del Grosso si è scusata, ha denunciato il figlio. Lei crede nel perdono?
«No».
 

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