Rifiuti, emergenza Capitale: Palazzo Chigi convoca Raggi

Rifiuti, emergenza Capitale Palazzo Chigi convoca Raggi
di Mauro Evangelisti
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Sabato 23 Novembre 2019, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 11:24

L’emergenza rifiuti di Roma è sul tavolo di Giuseppe Conte. Non si può più aspettare e nelle prossime ore, tramite il Ministero dell’Ambiente, partirà la convocazione della sindaca Virginia Raggi, del Governatore Nicola Zingaretti e del prefetto di Roma, Gerarda Pantalone. Proprio la Prefettura, d’intesa con la Regione, ha individuato un’area dove realizzare il centro di stoccaggio provvisorio dei rifiuti di cui parlò per la prima volta al Messaggero il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ma la Raggi sta alzando le barricate, senza offrire alternative.

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Questo ha innescato l’irritazione all’interno del governo, ma anche di Zingaretti che l’altro giorno ha scritto una lettera di fuoco alla Raggi. C’è chi assicura che sarebbe anche pronto un esposto alla procura contro Ama per i bilanci non approvati, ma dall’entourage di Zingaretti smentiscono che possa partire dalla Regione. In queste ore anche la sindaca Raggi ha chiamato Conte chiedendo aiuto. A quel punto c’è stato un confronto con il Ministero dell’Ambiente. Infine, la convocazione del mega summit per la prossima settimana. L’incapacità della Raggi di prendersi delle responsabilità non gode di grande popolarità. Il corto circuito è evidente.

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L’AREA NEL MIRINO
Dov’è l’area ipotizzata per il centro di stoccaggio? Tutti gli indizi portano sull’Ardeatina, a Falcognana, dove già esiste una discarica di materiale ricavato dagli interni delle auto demolite. Sarebbe molto rapido il processo per aprire il centro di stoccaggio. Controindicazioni: nel 2013 si ipotizzò di realizzare in quell’area una discarica, ma sull’onda delle proteste ci fu un nulla di fatto. La proprietà dell’impianto fa capo a Ecofer e al gruppo abruzzese Maio. In questo caso, comunque, giusto ribadirlo, non si parla di discarica, ma di centro di stoccaggio, con una durata di due o tre anni, dove portare scarti secchi e senza odore. Roma ha necessità di un impianto: il 31 dicembre chiude la discarica di Colleferro, dove vengono smaltiti 1.100 tonnellate di scarti al giorno. Il caso è esploso perché si stanno facendo le prove generali della madre di tutte le emergenze. Il 9 novembre, nella discarica di Colleferro, c’è stato un incidente sul lavoro mortale. La procura ha chiesto una relazione sulla stabilità dell’area di scarico e Lazio Ambiente (società regionale proprietaria della discarica) ha incaricato dei geologi di fare degli studi. Da venerdì la discarica è chiusa e Stefano Zaghis, amministratore unico dell’Ama, ha ammesso: «Da allora siamo in emergenza. Ci devono dire dove portare i rifiuti». La discarica probabilmente riaprirà nel giro di 4-7 giorni, ma nel frattempo Roma è già alle corde. E sta vivendo ciò che sarà la normalità dal 31 dicembre.

IL RISCHIO CAOS
Conte, ma anche gli altri ministri, da Costa alla Lamorgese (Interni), sanno che il caso rifiuti di Roma sta per esplodere. Cosa succederà, ipotizziamo, il 7 gennaio se la Capitale sarà ricoperta dai rifiuti perché non c’è una discarica dove portare gli scarti prodotti dagli impianti di trattamento? In una città con una sindaca del Movimento 5 Stelle e in una regione governata dal segretario del Pd, le foto dei cumuli di rifiuti vicino al Colosseo o nelle periferie sarebbero l’immagine del fallimento rosso-giallo, alla vigilia delle elezioni in Emilia-Romagna e in Calabria. Ecco perché Zingaretti, anche andando oltre la sua usuale prudenza, l’altro giorno ha scritto una lettera molto dura alla Raggi perché indichi un sito dove realizzare la discarica.

LE ACCUSE
Dai 5 Stelle però rispondono “specchio riflesso”: la Raggi sostiene che in realtà spetta alla Regione. Una curiosità: in tutti i comunicati ufficiali dei 5 Stelle si accusa Zingaretti di non offrire impianti alternativi a Colleferro, ma senza mai usare la parola tabù per i 5 stelle: “discarica”. Anche per questo motivo nell’intervista Costa utilizzò la formula del “centro di stoccaggio”. Ieri il ministro dell’Ambiente ha ribadito: «La legge non mi permette di commissariare Roma. Io faccio il facilitatore. Abbiamo finalmente il piano regionale dei rifiuti. Ora è il momento di applicarlo in tutto il territorio, incominciando a fare gli impianti. Non è solo una questione di Roma. Tengo molto a quelli di compostaggio. Poi bisogna sviluppare la differenziata: si sta facendo, ma bisogna farlo più velocemente». Non è un passaggio banale: il piano regionale dei rifiuti indica un sub-ambito territoriale per Roma, significa che la Capitale deve essere autosufficiente, mentre la Raggi non vuole che la discarica sia realizzata nel suo territorio. Sui rifiuti la corsa a cento all’ora verso il muro di Roma continua, chissà se qualcuno riuscirà a frenare in tempo.

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