Abusi sessuali, il vescovo Zanchetta ai magistrati: «Collaborerò per fare emergere la verità»

Abusi sessuali, il vescovo Zanchetta ai magistrati: «Collaborerò per fare emergere la verità»
di Franca Giansoldati
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Venerdì 22 Novembre 2019, 08:40 - Ultimo aggiornamento: 09:42

Bangkok (Thailandia) – L'arcivescovo Gustavo Zanchetta all'indomani del mandato di cattura internazionale per presunti abusi su seminaristi emesso dalla magistratura argentina, replica attraverso un suo legale rappresentante che intende collaborare ed è il primo interessato a fare affiorare la verità. Il suo legale, don Javier Belda Iniesta, manifesta tuttavia perplessità poichè tutta la documentazione privata «e intima» relativa al caso giudiziario è stata messa on line sul sito della Procura di Salta. 

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La dichiarazione - pubblicata sul sito Il Sismografo - arriva mentre il Papa è al suo terzo giorno di visita in Thailandia dove la notizia riguardante l'arcivescovo suo amico non è stata commentata in alcun modo.

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L'avvocato Iniesta precisa che l'ordine della procura di Salta costituisce solo «una semplice richiesta da parte del Pubblico Ministero e non certo di un ordine emanato dall’autorità giudiziale competente». Quanto al fatto che Zanchetta in questi mesi si era reso non reperibile né tramite mail, né tramite telefono dalla magistratura, l'avvocato spiega che al domicilio situato in Argentina «non si era ricevuta alcuna notificazione”.

«Zanchetta  - si legge - ritiene di ricevere correttamente le opportune notifiche quando queste avvengano nelle modalità indicate nel messaggio di posta elettronica nel quale gli veniva inviato il certificato di notifica; nel siffatto messaggio lo si avvertiva che la ricezione della mail comportava la notifica, senza sollecitare conferma né nessun’altra azione da parte sua».

L'avvocato ripete che non avere risposto alla mail non significa non essere collaborativi. Cosa dimostrata anche il 23 agosto di quest’anno, visto che il giudice argentino ha riconosciuto la buona volontà dell'imputato. «Pertanto non si spiega la richiesta del Pubblico Ministero argentino, anche perché nel caso specifico non è nemmeno adducibile il principio di necessità».

Infine una critica alla decisione della magistratura di mettere tutto on line. «In quarto luogo, sorprende molto la pubblicazione, nel sito web della Procura, della documentazione oggetto del processo penale non ancora sottoposta al legittimo contradditorio, compresi i documenti che afferiscono all’intimità dell’imputato. Tutto ciò comporta la costruzione di una immagine negativa di Zanchetta la cui colpevolezza deve ancora essere dimostrata in giudizio. Gravissima è poi la lesione dei principi fondamentali della tutela dell’intimità e della presunzione di innocenza perpetrata dalla stessa autorità che, nell’esercizio delle sue funzioni, dovrebbe agire come garante di tali diritti».

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