Omicidio Luca Sacchi, gli avvocati: «Ucciso perché sapeva qualcosa»

Omicidio Luca Sacchi, gli avvocati: «Ucciso perché sapeva qualcosa»
di Alessia Marani e Camilla Mozzetti
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Venerdì 22 Novembre 2019, 00:29 - Ultimo aggiornamento: 15:47

«Luca poteva avere scoperto qualcosa e per questo è stato ammazzato». Così i legali della famiglia di Luca Sacchi, il personal trainer di 24 anni ucciso il 23 ottobre con un colpo di revolver alla nuca, accompagnando il padre del ragazzo, Alfonso, ieri negli studi di Porta a Porta.

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I due legali, Armida Decina e Paolo Salice, sono convinti che il giovane dell’Appio Latino sia stato eliminato da Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, i pusher con amici tra i ras dello spaccio di San Basilio e Tor Bella Monaca, ora in carcere per l’omicidio, perché ritenuto «scomodo». L’ipotesi («non potrebbe essere altrimenti, a meno che non ci sia stato un errore di persona», dicono) spiegherebbe il perché dell’accanimento sul giovane, sul cui corpo l’autopsia ha riscontrato numerose lesioni compatibili con i colpi sferrati da una mazza.

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E avvalorerebbe lo scenario preso in considerazione dagli inquirenti secondo cui in via Latina si sarebbe consumata una lite antecedente di un’ora l’uccisione. «Le immagini della telecamera che avrebbe potuto riprendere la scena, quella di un market all’angolo, però, non sono state acquisite», puntualizzano i difensori. I Sacchi stanno ascoltando altri amici di Luca per arrivare alla verità.
 

 


E gli indizi raccolti combacerebbero con quanto testimoniato da un giovane che era dal tabaccaio al momento del delitto (alle 23) e dall’inquilino di un palazzo di fronte. Il primo aveva detto di avere visto un giovane (Del Grosso) «scendere dalla Smart e camminare con un braccio teso lungo il corpo come se impugnasse qualcosa» e che «giunto all’altezza dell’incrocio, alzava il braccio... Ho sentito un forte fragore e un lampo di luce provenire dalle sue mani».
 


Insomma, Del Grosso sarebbe sceso dall’auto per sparare a Luca. Il secondo teste giura di non avere sentito urla. «Solo dopo un po’ è arrivata una ragazza bionda (Anastasia, la fidanzata di Luca, ndr) da via Latina». Un’altra telecamera riprende la Smart di Del Grosso e Pirino fare due giri dell’isolato contromano a caccia di qualcuno, prima di farsi incontro a Sacchi e ripartire dopo 30 secondi. Insomma, troppo poco tempo per accanirsi su Luca con la mazza (circostanza non riferita da Anastasia a carabinieri e polizia) e anche sulla ragazza stessa. Anastasia, al contrario, ha detto di essere stata colpita con la mazza dietro la testa per rubarle lo zainetto. A tale proposito Decina e Salice sollevano un altro dubbio: «Se Luca è stato colpito da una mazza da baseball e ha vari lividi, perché Anastasia non ha un graffio?». 

LA VERITÀ
Davvero Luca poteva avere scoperto o disturbato la trattativa per l’acquisto della droga rivelata dagli intermediari di Del Grosso mandati alle 21 in via Latina a controllare che Giovanni Princi, l’amico di Luca con precedenti per droga, avesse i soldi per l’affare? Denaro - 60mila euro - che sarebbe stato mostrato nello zaino di Anastasia. Dall’esame sul telefono di Luca disposto dalla Procura non sono emersi contatti con i pusher. Fondamentali, dunque, sono i ruoli di Princi e Anastasia: nascondevano traffici illegali a Luca? Oppure lo avevano coinvolto, anche in modo indiretto, e i pusher hanno decretato, a un certo punto, che il giovane, forte con le arti marziali e alto 1,90, fosse diventato scomodo e da eliminare? Papà Alfonso ha rilanciato l’appello: «Anastasia parla», ricordando che il figlio l’aveva già salvata dal terremoto di Amatrice. Poi ha detto di avere sognato il figlio. «Gli chiedevo se gli facessero male le braccia per i colpi. “Di’ a mamma che non pianga più”, si raccomandava». 
 

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