Sarebbe l'ottava proroga, un atto che nessuno si augurava potesse essere messo in pratica, ma diventerà inevitabile per scongiurare che la situazione precipiti.
A nessuno conviene che Alitalia venga messa in liquidazione, con la sua storia, i suoi 11mila dipendenti e la sostanziosa quota di indotto, senza contare l'incidenza che il vettore ha sull'Aeroporto di Roma Fiumicino. Eppure il dossier Alitalia, oltre che tema di natura imprenditoriale, con i candidati all'equity che giocano la partita rimanendo sulle rispettive posizioni, diventa in queste ore materia politica perché l'ipotesi di mettere a disposizione gli ulteriori 400 milioni previsti nella legge finanziaria come salvagente aggiuntivo potrebbe scontrarsi in veto della UE.
Ecco allora che si fa strada una proroga fino al 12 dicembre, periodo in cui Atlantia dovrà essere convinta a partecipare nei termini convenuti, con offerta di garanzie a sostegno dell'investimento che sarebbe del 37,5% al pari di FS, mentre i commissari in tempi ristretti dovranno strappare a Delta Air Lines, il partner industriale più accreditato al momento, l'impegno a concedere più rotte verso il nord America. Entro fine novembre Alitalia dovrà indicare gli slot che intende coprire nell'orario estivo 2020.
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