«Nei verbali – rimarca il legale della famiglia Straccia - ci sono intercettazioni telefoniche nelle quali, prima che fosse trovato il cadavere, due collaboratori di giustizia parlavano della morte di Roberto e ci sono anche nomi e cognomi di chi l’ha ucciso. Una delle persone intercettate – aggiunge l’avvocato – è stata ascoltata a luglio e ha confermato tutte le circostanze». Circostanze che però, a giudizio della Procura, non sono sostenute da ulteriori riscontri. D’altronde l’ipotesi dell’omicidio si fonda unicamente sulle dichiarazioni di persone che hanno riferito fatti appresi da altri. Fatti che peraltro presentano una scarsa aderenza al modus operandi delle organizzazioni mafiose, dal momento che, stando alle conversazioni intercettate, gli assassini avrebbero identificato il proprio obiettivo su Facebook, avrebbero studiato con attenzione i suoi spostamenti per poi colpire in pieno giorno e infine, una volta resisi conto dell’errore, non si sarebbero preoccupati di eliminare il vero bersaglio. Il gup nel frattempo si è riservato e renderà nota la sua decisione, in merito alla richiesta di archiviazione, tra una decina di giorni.
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