Shopping addio, genitori al bazar delle ripetizioni

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di Raffaella Troili
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Mercoledì 20 Novembre 2019, 00:48
Il bello è che a un certo punto le fanno tutti, le ripetizioni, anche chi va bene. Al primo 4 scatta il panico, le lezioni pomeridiane a pagamento scandiscono la settimana, accompagnano l’anno scolastico, come lo sport e la palestra. Un passaggio generazionale che era sfuggito, a chi se l’è cavata da solo semplicemente perché non sapeva che l’aiutino fosse quasi automatico, comunque sdoganato da scuole e famiglie, un business, una coperta di Linus.

Al primo sos le mamme si mettono a caccia: «Domani ho il compito? ho bisogno di una ripetizione di mate»; scattano i messaggi del tipo «mi puoi prestare la tua che la mia è incinta, è fuori Roma, a Natale non lavora?». Niente frena una mamma in cerca di ripetizioni per il figlio, sms random partono senza pietà: «salve si ricorda... ce l’avrebbe uno spazietto?». Tutti a ripetizioni, il figlio chiede la mamma sgancia, in certi casi l’invito arriva anche dalla stessa scuola. Qualcosa non torna, l’assistenzialismo è diventato la normalità. L’avevano detto le amiche che c’erano già passate, “quanti milioni spesi in ripetizioni...”. Eppure i ragazzi studiavano, ed erano bravi. E quanto shopping represso. Creme magiche per il viso, jeans alla moda e quel piumino in cui svernare. Niente da fare, «sai quante ripetizioni ci pago...».
 
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