Il sovrintendente Pereira: Porto le star al Maggio Fiorentino, ma aumento i prezzi»

Il sovrintendente Alexander Pereira
di Simona Antonucci
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Martedì 19 Novembre 2019, 22:09
«Mi dispiace annunciare brutte notizie, ma devo alzare i prezzi. Non si possono ascoltare cantanti come Domingo o la Stoyanova pagando per una poltrona 120 euro». Il sovrintendente Alexander Pereira, insieme con il cartellone del nuovo Festival (dal 23 aprile al 23 luglio), presenta la sua cura per il Maggio Musicale Fiorentino.

Un «caro-prezzi necessario», approvato dal sindaco Nardella, per dieci opere liriche, sedici appuntamenti sinfonici e concertistici con Mehta, Chung, Gatti sul podio, Livermore, Abramovic, Binasco e Zhang Yimou alla regia, Sartori, Meli, Yoncheva, Domingo e Stoyanova le voci. E Muti in arrivo: «A Milano non ci sono riuscito, ma stavolta ce la faccio», assicura. 

E a chi domanda se sia questa la medicina più adatta per un teatro finanziato con soldi pubblici, e che già fatica ad allineare repliche sold out, risponde: «Rischio: alzando i biglietti fino a 160, 200 euro forse perderemo il dieci per cento del pubblico, ma avremo più incassi. E, se la qualità convince, più vendite. Io non ho la formula magica, ma la situazione del teatro oggi è così drammatica che non può andare peggio. Se non funziona me ne vado».

Alla Scala, rassicura Pereira, che fino al 15 dicembre è ancora alla guida della Fondazione lirica milanese, «ho centrato l’obiettivo. E nel 2019 abbiamo addirittura avuto un record di vendite. Del resto, il mio compito non è fare serate da tutto esaurito, ma aumentare gli incassi. Ho trovato già sette sponsor che sono disposti a sostenere il Maggio. Tutti internazionali. Ora mi aspetto che arrivino anche i sostenitori fiorentini». E quelli arabi? «No comment».

Con la determinazione di salvare il Maggio, nel frattempo Pereira salva l’Otello. Non sarà più l’opera di apertura del festival, ma debutterà subito dopo l’inaugurazione, il 10 maggio (repliche fino al 20), con Zubin Mehta sul podio chiamato a sostituire Fabio Luisi, direttore musicale dimissionario. La regia è affidata a Valerio Binasco, con Fabio Sartori che debutta nel ruolo del titolo («Ha cantato alla Scala, sono convinto di questa scelta»), Hibla Gerzmava («Una Desdemona eccellente») e George Petean («Era Ezio nell’Attila della scorsa stagione milanese»).

Per l’inaugurazione è stata scelta un’opera buffa e rara di Cherubini “Lo sposo di tre o il marito di nessuna”. Anticipata di una settimana, (dal 23 aprile, repliche fino al 23 luglio), sarà un omaggio a «un figlio della città. Una delizia che si ascolta poco ed è giusto riscoprirla nella città natale del compositore».

Tra le novità introdotte dal sovrintendente austriaco, quella di restituire glamour alla chiusura della manifestazione. Dal 14 luglio ( fino al 23) andrà in scena Un Ballo in maschera, del Teatro Bolshoj, diretto da Carlo Rizzi, con Meli, la Stoyanova e Alvarez, nella lettura di Livermore, il regista cui sono state affidate le ultime due prime di stagione alla Scala. Per chiudere, il 22, una Traviata (quella di Micheli) ma versione gala con Placido Domingo e Sonya Yoncheva. 

Per il resto un cartellone costruito intrecciando le novità del nuovo responsabile, con appuntamenti definiti dalla precedente gestione guidata da Chiarot: la Jeanne Dark, opera contemporanea di Fabio Vacchi al debutto assoluto, e 7 deaths of Maria Callas, di Marina Abramovic al suo esordio come autrice e regista di un’opera lirica.
Euridice (dal 13 al 18 giugno) e il ritorno della Turandot di Zhang Yimou con Valcuha sul podio. L’Elisir d’amore ridotto per bambini e il ciclo di concerti sinfonici inaugurato da Chung che dirigerà la Sinfonia n.3 in re minore di Mahler. Cinque degli appuntamenti vedranno Mehta protagonista per i 250 anni dalla nascita di Beethoven: il Fidelio e l’integrale delle sinfonie. «È il direttore a vita del Maggio, non avrà vita eterna, ma al momento sta bene. E in attesa di nominare un nuovo direttore musicale, mi ha promesso che mi starà accanto». 
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