Venezia, nella Basilica di San Marco i mosaici perdono le tessere

Venezia. Antico pavone distrutto: nella Basilica di San Marco i mosaici perdono le tessere
di Roberta Brunetti
4 Minuti di Lettura
Martedì 19 Novembre 2019, 09:33 - Ultimo aggiornamento: 13:55

VENEZIA - É un bel pavone stilizzato, che ha visto secoli di passaggi in Basilica di San Marco. Un mosaico pavimentale del XIII secolo, già provato dal tempo, che ora sta perdendo le sue antiche tessere. Eccola la prima vittima accertata, all'interno di questo scrigno d'arte che è San Marco, dell'acqua grande del 12 novembre. Si trova proprio vicino all'ingresso. E ad accorgersi di questi primi distacchi sono state le maestranze della Procuratoria.

Venezia, dalla Russia un milione di euro di donazioni in meno di 24 ore

«É il primo che è stato visto, ma ne troveremo degli altri - avverte, amaro, il primo procuratore di San Marco, Carlo Alberto Tesserin - Tutto il nostro pavimento è a rischio dopo l'acqua alta della settimana scorsa. Si è eroso il tessuto che tiene le piastrine. Abbiamo visto questi danni al pavone perché siamo andati a controllare, per primi, i mosaici i più belli. Altri emergeranno. Man mano che la salsedine perde umidità, si gonfia e altre parti del pavimento si deterioreranno».

IL PAVONE
Ad affrontare questa emergenza continua, c'è sempre il proto di San Marco, l'architetto Mario Piana. «I danni sono forti - spiega - Ma solo quando finirà l'emergenza, potremo valutare il da farsi». Intanto il proto coordina le maestranze della Procuratoria, in queste giornate difficili, per evitare il peggio e documentare i danni. Ora quello del pavone. «Si tratta di un mosaico già molto deteriorato - spiega - per cui avevamo in programma un restauro nel prossimo futuro. Un intervento che ora andrà fatto il più velocemente possibile». Il proto spiega il danno fatto dall'acqua: «Si sono sollevate delle malte che erano state messe nel corso del 900 per bloccare zone dove le tessere mancavano. Sollevandosi le malte hanno trascinano via un po' di altre tessere».

Una ferita all'interno della Basilica, che fa più male perché l'acqua qui non si vedeva da decenni. Ma i danni stanno emergendo anche nel nartece e all'esterno della Basilica, luoghi che con la marea devono combattere quasi ogni giorno nelle stagioni d'acqua alta.
 


LE COLONNE
In questi giorni, non a caso, nel portale centrale esterno, si sono staccati pezzi di marmo dalle colonne. «Altri distacchi di materiali particolarmente sensibili dalle basi - spiega ancora Piana - Verde antico e marmo di Verona. Sostituire questi marmi è sempre un dramma. Abbiamo delle riserve, ma significa perdere materia antica originaria. Lo si fa solo se c'è un problema di statica».

DI NUOVO SOTTO
Quello che si è appena fatto all'interno del nartece per delle colonne, fresche di restauro, che in questi giorni sono tornate in ammollo. È successo anche ieri mattina, con la marea che ha superato gli 85-88 centimetri di sicurezza per il nartece. La Basilica comunque ha aperto, chiusa solo la cripta. «Stiamo cercando di recuperare la quasi normalità - spiega Tesserin - anche se con queste acque alte non si può parlare di normalità». Per riaprire la cripta ci vorrà del tempo. Le finestre sono saltate, la settimana scorsa, con la marea che premeva. «Ora abbiamo messo dei sacchi di sabbia, ma dovremo studiare una soluzione - continua il primo procuratore - Non pensavamo che l'acqua potesse entrare dalle finestre. Ora dovremo pensare anche a questo. Vanno costruiti degli infissi ad hoc per proteggere la cripta dall'acqua».

LA GRANDE PREOCCUPAZIONE
Ma la preoccupazione della Procuratoria è più generale. «Quello che è successo in questi giorni, può tornare a capitare. E non il prossimo anno, ma anche la prossima settimana - avverte Tesserin -. Oggi erano annunciati 110 centimetri. Dopo le acque alte di questi giorni sembrano quasi niente. Ma non è così. Sono livelli pesanti per la Basilica che è un bene bellissimo, ma delicatissimo. Bisogna trovare una soluzione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA