Decisamente una buona notizia, ma ce n'è anche una meno buona. Gli sfregi a tavola non si contano: spaghetti alla bolognese, conditi con sugo di pomodoro e polpettine che non esistono nella realtà gastronomica emiliana; costoletta alla milanese con carne di pollo o maiale fritta nell'olio di semi al posto della carne di vitello cotta nel burro; pasta alla carbonara con prosciutto cotto al posto del guanciale e formaggio grattugiato al posto del pecorino romano e spesso viene utilizzata la panna; pasta al pesto con mandorle, noci o pistacchi al posto dei pinoli e formaggio comune al posto del parmigiano reggiano e pecorino; caprese con formaggio industriale al posto della mozzarella di bufala o del fiordilatte; pasta alla norma con formaggio grattugiato al posto della ricotta salata; tiramisù con la panna al posto del mascarpone.
Quasi i due terzi delle esportazioni agroalimentari - sottolinea Coldiretti - interessano i Paesi dell'Unione Europea dove il principale partner è la Germania mentre fuori dai confini comunitari continuano ad essere gli Stati Uniti il mercato di riferimento dell'italian food nonostante i dazi voluti dal Presidente Donald Trump. L'andamento sui mercati internazionali potrebbe però ulteriormente migliorare - si sottolinea ancora - con una più efficace tutela nei confronti della "agropirateria" internazionale che fattura oltre 100 miliardi di euro utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all'Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale.
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