Atac, Simioni: «I nostri bus fanno meno corse. Ma i conti sono ok»

Atac, Simioni: «I nostri bus fanno meno corse. Ma i conti sono ok»
di Lorenzo De Cicco
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Lunedì 18 Novembre 2019, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 18:41

«Conti risanati e primo bilancio in positivo della storia di Atac», ma per i bus «dobbiamo migliorare», anche perché nel 2019 «non rispetteremo il traguardo dei km del piano di concordato». Paolo Simioni, presidente e dg dell’Atac, parla delle prossime sfide del colosso dei trasporti di Roma, ora che le finanze sono al riparo dal rischio crac – e sembrava una mission impossible... – ma sul fronte del servizio rimangono diverse zone d’ombra.

Simioni, il bilancio 2018 di Atac è in attivo, risultato storico. Ma nella relazione allegata si parla di rischi per il concordato: dalle corse dei bus alla difficoltà di vendere gli immobili in disuso. Che pericoli vede?
«Non vedo pericoli onestamente, il piano industriale mostra tutta la sua solidità, come testimoniano il risultato 2018 e i primi 9 mesi del 2019. E mi fa piacere che si cominci a riconoscere qualche risultato. Certo, serve un attento monitoraggio di alcune azioni: le corse dei bus e la vendita degli immobili hanno massima priorità».

Il servizio è ancora in affanno: nel 2019 Atac dovrebbe agganciare l’obiettivo fissato dal concordato per le metro, per i bus invece non rispetterà il traguardo. È vero?
«È vero, abbiamo scontato il ritardo della consegna dei bus ordinati con Consip e la vicenda del noleggio dei mezzi israeliani. Però mi faccia dire: al mio arrivo la metro viaggiava a circa l’85% di regolarità, oggi siamo al 99,5%. Per la superficie, dal secondo trimestre 2019 abbiamo invertito il calo dei km che si verificava da 10 anni, registrando un +4% e andrà meglio nel quarto trimestre. A fronte dei 1.270 bus che 2 anni fa uscivano dalle rimesse, oggi escono 1.470 vetture».

Ancora in estate i numeri erano molto più bassi...
«Con l’arrivo dei nuovi mezzi e l’effetto della ripresa delle manutenzioni la situazione è cambiata. Guardiamo al 2020 con fiducia. Il 2018 è stato l’anno del bilancio in attivo, il 2019 del raggiungimento degli obiettivi per la metro, il 2020 sarà l’anno del consolidamento dell’offerta dei bus».

Come interverrete sull’assenteismo, piaga antica dell’Atac?
«I diritti a disposizione dei dipendenti sono molti, dobbiamo migliorare la qualità del lavoro e di vita per ottenere più presenza. Le 400 assunzioni del 2019, e le altrettante per il 2020, vanno anche in tale direzione. Sugli abusi, però, massimo rigore: nel 2019 abbiamo stretto i controlli sui certificati, nel 2020 potenzieremo il servizio ispettivo. Il 3° trimestre mostra i primi frutti: le assenze sono scese dal 14,2% al 12,8%».

Le scale mobili sono diventate un incubo. Perché ci vogliono mesi per riaprire una fermata della metro?
«Prima di rispondere vorrei scusarmi con cittadini e turisti. A valle dell’incidente di Repubblica, dopo aver risolto il contratto con il manutentore e ottenuto il dissequestro degli impianti, abbiamo fatto intervenire Otis, uno dei più grandi operatori al mondo. Ma le attività sono complesse e richiedono tempi tecnici, in particolare quando si tratta di pezzi speciali da sostituire. Ogni scala richiede poi i tempi dei collaudi degli enti competenti. La sicurezza viene prima di tutto».

Quando riapre la metro di Barberini, chiusa da 7 mesi?
«Prima di Natale, in uscita: i lavori sulle prime quattro scale sono conclusi, aspettiamo il collaudo».

Che tempi ci sono per vendere gli immobili in disuso?
«I primi 5 saranno venduti già dal secondo trimestre 2020, entro il 2021 si completerà il programma. Per la massima trasparenza, abbiamo voluto che il processo avvenisse attraverso i liquidatori nominati dal Tribunale».

L’età media dei bus Atac è alta. Nel 2019 sono arrivati, un po’ in ritardo, 227 bus. Quanti ne arriveranno l’anno prossimo?
«Ci aspettiamo altri 250 mezzi per il 2020, per la svolta nel servizio. Il 2021 sarà l’anno degli ibridi: 100 bus acquistati con fondi propri di Atac, attraverso una gara che ha attratto i più grandi produttori internazionali. “Credibilità” è la parola che meglio descrive il grande risultato ottenuto».

Torniamo ai conti. Anche il bilancio 2019 sarà in positivo?
«Senz’altro, meglio rispetto al 2018. Continua l’incremento dei ricavi da mercato, i verificatori e le nuove tecnologie funzionano: i tornelli dove si paga con la carta di credito sono un passo avanti. I costi poi sono stabili, il servizio sta migliorando».

Molti passeggeri sono sfiduciati per i continui disagi.
«L’obiettivo infatti è recuperare il rapporto con il cittadino-cliente, che negli ultimi 10 anni ha subito l’inesorabile calo del servizio. Il percorso è lungo ma sono fiducioso; il numero di reclami dai passeggeri a ottobre è dimezzato rispetto al 2018».

L’Atac ha appena iniziato a emettere i suoi “bond”, per ripagare parte del maxi-debito con i creditori. Che grado di affidabilità hanno?
«Direi elevato, il piano è solido e questi strumenti sono stati giudicati credibili da tutti gli organi della procedura di concordato e votati a larghissima maggioranza dai creditori».

È vero che Atac non gestirà più le ferrovie urbane di proprietà della Regione: Roma Lido, Roma Viterbo e Roma Giardinetti?
«Sì, a partire da gennaio 2021, come stabilito dalla Regione».

Lascerà Atac nel 2020? Già si è vociferato di un suo possibile incarico in un’azienda di Stato...
«Tutte le mie energie sono riservate ad Atac, non ho tempo per pensare al mio futuro».
 

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