Affide, che prima si chiamava Custodia Valore, ha 9 agenzie nel Lazio, fra cui la sede storica di piazza del Monte di pietà a Roma appena ristrutturata, e 33 in tutta Italia dove vengono firmati circa 300-400 contratti al giorno.
Il credito su pegno, attività con secoli di storia nata a Perugia alla fine del ‘400, non richiede particolari garanzie, come invece un prestito personale. L’unica è quella del bene impegnato, che rimane di proprietà del cliente. È una forma di finanziamento che funziona così: si dà in pegno un gioiello o un altro oggetto di valore e in cambio si ottiene liquidità, anche poche decine di euro, a un tasso di interesse intorno al 9% (circa 14% con le spese). Se dopo il periodo stabilito, che può andare da 3 a 12 mesi, il proprietario non riesce a riscattare il bene lasciato in garanzia l’oggetto andrà in asta (succede solo nel 5% dei casi). Se dalla vendita si riesce a incassare una cifra più alta di quella impegnata il guadagno, dopo aver ripagato gli interessi, andrà al proprietario.
«Una fonte onesta e sempre disponile di credito», dice Andreas Wedenig, direttore generale della società. «È un settore che le banche stanno dismettendo ma che non va mai in perdita». Affide punta in particolare a sfruttare il piccolo tesoro inutilizzato nascosto nelle case degli italiani: collanine, bracciali, anelli, orologi usati raramente e che secondo una Ricerca Doxa commissionata dalla società valgono circa 2.000 euro a persona. Un patrimonio di oggetti preziosi, soprattutto quelli con basso valore affettivo, che potrebbe essere utilizzato per ottenere liquidità.
j.o.
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