Luca Sacchi, nello zaino di Anastasia 60mila euro: la nuova pista investigativa

Luca Sacchi, nello zaino di Anastasia 60mila euro: la nuova pista investigativa
di Alessia Marani e Camilla Mozzetti
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Venerdì 15 Novembre 2019, 09:48 - Ultimo aggiornamento: 20:20

Altro che pochi spicci o al massimo 2mila euro. Lo zainetto di Anastasia Kylemnyk era pieno di soldi. Circa 60mila euro per l’acquisto – mai portato a termine – di una partita ingente di marijuana, che senza ombra di dubbio era destinata allo spaccio. Perché una cifra del genere non viene messa insieme per comprare un po’ di erba da fumare con la comitiva di amici. Le indagini sull’omicidio di Luca Sacchi fanno emergere nuovi dettagli in merito alla trattativa che è partita prima del ferimento mortale del personal trainer 24enne. Gli ultimi dettagli acquisiti dagli investigatori sembrano delineare un quadro ben più ampio – e articolato – su come sia nata la compravendita e non è escluso, a questo punto, che sia dietro al gruppo di Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, che dietro a quello della vittima possano esserci state altre mani e altri interessi.

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Tutto da verificare ancora. Per il momento c’è solo una somma ingente di denaro che un gruppo di ragazzi appena ventenni non potrebbe aver messo insieme solo per trascorrere una serata al di sopra delle righe. Chi sta portando avanti le indagini è abbastanza convinto di arrivare a sciogliere il nodo in tempi brevi. Nei prossimi giorni saranno condotti dai carabinieri del Ris degli esami irripetibili sui reperti rinvenuti non sul luogo del delitto: la mazza da baseball, lo zainetto di Anastasia che la Squadra Mobile ha trovato tra le sterpaglie a Tor Bella Monaca, il bossolo nascosto in un guanto di lattice blu. Anche se potranno raccontare poco sull’omicidio potrebbero rivelare altri dettagli utili alle indagini e sul contesto nel quale è maturato l’agguato.
 
 


Il pm Nadia Plastina, titolare del fascicolo, non esclude che Luca, Giovanni Princi, Anastasia, individuati dai testimoni amici del pasticcere di Casal Monastero come i «quattro interessati a comprare droga», potessero agire per conto di terze persone. Princi avrebbe ricoperto il ruolo di “ponte” per la trattativa, conoscendo almeno uno degli intermediari di Del Grosso, Valerio Rispoli. Proprio l’entità della cifra ha fatto sorgere negli inquirenti il sospetto che i ragazzi potessero essere stati dei mediatori che avrebbero dovuto essere ricompensati, anche perché sono incensurati. Finiti al centro di un affare ben più grande di loro e del quale, probabilmente, non avevano neppure ben chiare le proporzioni. Per il momento Del Grosso e Pirino non sono ancora stati interrogati dai magistrati. In sede di interrogatorio di garanzia, subito dopo il fermo, avevano deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Tanti i punti da chiarire: che fine hanno fatto i soldi? Ma sopratutto il revolver calibro 38 usato da Del Grosso contro Sacchi?

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