L'ergastolano Cianci camuffato da medico per rapinare l'anziano in ospedale

L'ergastolano Cianci camuffato da medico per rapinare l'anziano in ospedale
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Giovedì 14 Novembre 2019, 22:03
MILANO Ha approfittato del permesso premio, si è travestito da operatore sanitario, ha colpito nel sotterraneo del San Raffaele sapendo che lì non c’erano telecamere e alla fine, se non fosse stato bloccato dalla polizia, non sarebbe tornato in carcere. E’ questo il profilo criminale di Antonio Cianci, l’ergastolano sessantenne che sabato ha tentato di uccidere un anziano, tracciato dal gip di Milano Ilaria De Magistris: ha «bisogno di cimentarsi» nei crimini e «ostentare la sua dominanza criminale».

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FREDDO E SPIETATO
Quel killer lucido e spietato, di cui parlavano gli investigatori negli anni ‘70, non è affatto cambiato, malgrado quarant’anni anni di carcere. Antonio Cianci, l’ergastolano che all’epoca uccise un metronotte e 3 carabinieri, aveva pianificato tutto e ha approfittato con «freddezza» del permesso premio a lui concesso. E durante l’interrogatorio ha voluto anche sfidare il giudice, dimostrando tutta la sua «pericolosità». Prima di scegliere di non rispondere a San Vittore, infatti, Cianci, come si legge nell’ordinanza, così si è rivolto al gip Ilaria De Magistris: «Vorrei piuttosto fare una domanda: ci sono le telecamere in quel posto? Lì è la prova, nelle telecamere, per il resto non posso dire niente». Una domanda «provocatrice e sfidante» lanciata, spiega il gip, anche agli inquirenti e alla stessa vittima, l’uomo di 79 anni che ha rischiato di morire.

 
 


CAMUFFATO DA MEDICO
Cianci infatti, si legge ancora, sapeva bene dell’assenza di telecamere in quel piano interrato dell’ospedale San Raffaele dove ha compiuto «un’aggressione violenta, sanguinaria», anche solo per il «gusto di saper delinquere». Ottenuto dai giudici quel permesso premio di dodici ore, il terzo da fine luglio, sulla base di una relazione del carcere di Bollate che valorizzava il suo cambiamento, Cianci ha organizzato l’aggressione, camuffandosi da operatore del San Raffaele. Ha indossato mascherina, guanti, tuta e apparecchio per la pressione, tutto rubato in ospedale. E alla fine, se non fosse stato bloccato dalla polizia, non sarebbe tornato in carcere. Nell’ordinanza cautelare, richiesta dal pm Nicola Rossato, si legge che il sessantenne ha prima chiesto soldi all’anziano che gli ha dato quello che aveva in tasca, «9 euro e 37 centesimi». L’ergastolano «adirato» per la cifra «esigua», a quel punto, gli ha sferrato un fendente alla gola con un taglierino che gli ha sfiorato la giugulare, poi gli ha preso anche il cellulare. Nel suo portafogli Cianci aveva però anche altri «75 euro», ora si indaga per verificare se abbia commesso altre rapine.

FINE PENA MAI
Quando è stato arrestato, mentre aspettava un bus, era «apparentemente tranquillo».
Per il gip, Cianci anche con quelle frasi «provocatorie» dimostra il suo «perdurante bisogno, non governato seppur lucido, di cimentarsi in atti criminali complessi», un «bisogno che mostra in tal modo di nutrire tuttora, malgrado la sua biografia penale». Vuole «affermare una propensione alla commissione di delitti di particolare efferatezza». Da lui solo poche parole: «Sono in carcere da quarant’anni, ho solo l’ergastolo e poi una condanna a 5 anni e 2 mesi per associazione per delinquere». Un modo anche questo, secondo il gip, di dare per assodato il suo «orizzonte di cattività», ossia di carcerazione che dura da quasi tutta la vita e durerà ancora. Il profilo di un uomo, conclude il magistrato, che con certe parole si «autolegittima a delinquere ulteriormente». Il fine pena mai, già scritto nei suoi atti, per lui ormai è una realtà concreta.
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