Pau Lopez: «Ridurmi lo stipendio per la Roma è stata la cosa migliore per la mia carriera»

foto Mancini
di Gianluca Lengua
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Giovedì 14 Novembre 2019, 12:49 - Ultimo aggiornamento: 15:43

Dopo l’anno nero di Olsen adesso in prestito al Cagliari, Pau Lopez è stato capace di conquistare in poche partite la fiducia dei tifosi della Roma. Parate a volte determinanti, capacità nel gestire la palla con i piedi e carisma in campo, sono solo alcune delle sue qualità messe a disposizione di Fonseca e che lo hanno reso un portiere apprezzato da tutto lo spogliatoio. In estate ha scelto la Roma perché la storia con il Real Betis era al capolinea, Pau aveva voglia di confrontarsi con una piazza più importante e mettersi alla prova: «Mi sono ridotto lo stipendio per venire in Italia ed è stata la cosa migliore per la mia carriera. Lo fanno anche altri giocatori e magari non si viene a sapere. Ero felice al Betis e la mia famiglia si trovava bene a Siviglia, però credo che andare alla Roma volesse dire salire di livello», ha detto lo spagnolo al quotidiano As. L’adattamento alla Serie A è arrivato immediatamente, inoltre, ha giovato la dimestichezza con la lingua italiana che gli ha permesso di comunicare in maniera più fluida con tutti i compagni: «Un po’ mi manca giocare dove ho quasi sempre giocato, in Liga, però sono davvero molto felice a Roma. Ho giocato in Premier, Liga e ora in Serie A. Ognuno di questi campionati ha delle qualità ben distinte. La Liga negli ultimi anni sta diventando più equilibrata e questo è un bene per il pubblico. In Italia ci sono molte squadre competitive e in Premier il livello è altissimo. Sono tre dei migliori campionati europei. Forse è vero che in Italia ci si allena più forte». In chiusura una considerazione sul Var: «Mi infastidisce il fatto di poter essere puniti addirittura con un cartellino giallo se non tieni i piedi sulla linea di porta durante un calcio di rigore perché questo ti condiziona per il resto della partita. Il Var mi piace e credo che aiuti. È una tecnologia utile, anche se è più facile riconoscerlo quando ti dà ragione e non quando ti dà torto. Bisogna lasciare in pace gli arbitri e il Var affinché facciano bene il loro lavoro. È uno strumento che serve per aiutare e per fare meno errori, fa bene al calcio».

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