Vela, conclusa la Transat Jacques Vabre, dalla Francia al Brasile

Vela, conclusa la Transat Jacques Vabre, dalla Francia al Brasile
di Francesca Lodigiani
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Martedì 12 Novembre 2019, 19:38 - Ultimo aggiornamento: 14 Novembre, 20:26
Giancarlo Pedote e Anthony Marchand oggi hanno tagliato il traguardo della 14° Transat Jacques Vabre, 4350 miglia a discendere l’Atlantico da Le Havre a San Salvador de Bahia. Dalla Francia, al Brasile. La rotta del caffè dei velieri nei secoli scorsi. Con l’ IMOCA 60 Prysmian Group i due si sono piazzati al 17° posto. Sicuramente un risultato non buono per loro, anzi proprio deludente. Lo dichiarano. Lo dicono le parole e il body language.
Cercano però, specie Giancarlo che come obiettivo vero ha la partecipazione alla Vendée Globe 2020, il giro del mondo in solitario senza scalo e senza assistenza, di trarre da questa esperienza i risvolti positivi.


Che le cose non sarebbero andate come speravano Giancarlo e Anthony l’avevano capito quasi subito. Prima del via infatti, dopo essersi confrontati a lungo a Le Havre con il loro metereologo a ridosso della partenza, i due avevano deciso di “rischiare” e di scegliere insieme ad altri 3 (su una flotta di….), una rotta ad Ovest che se un certo fenomeno meteorologico, come ritenevano, si fosse verificato, avrebbe dato loro un grandissimo vantaggio. Ma il fenomeno non si è verificato e anzi la “porta” meteo si è chiusa causando a Prysmian Group un distacco di circa 400 miglia dalla testa della flotta, da percorrere per di più in condizioni fredde e difficili, mentre gli altri già navigavano negli alisei in maglietta e bermuda. Poi all’altezza di Capo Verde il colpo di grazia con il foil di dritta , quello indispensabile procedendo verso sud, che si è rotto, così come si è danneggiato il timone dello stesso lato, urtando contro il solito oggetto non identificato che costituisce ormai il terrore di tutti i navigatori, specie se a bordo di mezzi che si muovono ad alte velocità, e per di più in modalità foiling.

Un’avaria, che nonostante tutte le prove fatte per minimizzare il danno, ha costretto i due a procedere in modalità rallentata fino all’arrivo.

Se il bicchiere visto da questa prospettiva è sicuramente mezzo vuoto, tanto da far dire a Giancarlo che “arrivare a Salvador de Bahia è stato un sollievo” e che “ un diciassettesimo posto non è quello che si aspettava, che è difficile da accettare” è anche vero che le condizioni affrontate a causa della scelta di rotta iniziale, sono state preziose per la conoscenza della barca in vista del giro del mondo, in quel caso in solitario, del 2020. Inoltre, come sa chi fa regate offshore “è abbastanza naturale passare dall’euforia, alla tristezza in una frazione di secondo, ma l’importante è saper combattere e reagire e andare avanti “ E in questo caso, essendo in due, continuando ad andare d’accordo. Così come è accaduto a sentire il racconto di Anthony Merchand. “Siamo andati davvero d’accordo nonostante tutte queste vicissitudini – ha dichiarato infatti all’arrivo - la gara è stata più lunga del previsto, ma umanamente molto gratificante.”
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