Napoli, gli insetti svelano i segreti delle tombe aragonesi

Napoli, gli insetti svelano i segreti delle tombe aragonesi
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Lunedì 11 Novembre 2019, 21:30
È negli insetti il segreto delle sepolture di Ferrante II di Aragona e di altri nobili aragonesi conservate nella Basilica di San Domenico Maggiore di Napoli che un team di paleopatologi ed entomologi dell'Università di Pisa ha studiato per ricostruirne le vicende. La ricerca pubblicata nella rivista internazionale Journal of Medical Entomology ha individuato nei corpi la presenza di alcuni particolari artropodi. «Abbiamo rinvenuto 842 resti di insettiappartenenti agli ordini dei ditteri, coleotteri e lepidotteri - spiega Augusto Loni, entomologo dell'Università di Pisa - Tutti gli esemplari ritrovati appartengono a specie che colonizzano tardivamente i corpi nel corso dei processi di decomposizione. La completa assenza di ditteri calliforidi supporta invece l'ipotesi della conservazione dei corpi in un luogo asciutto e ben riparato assicurato dal fatto che presumibilmente i sarcofagi erano stati sigillati con materiale bituminoso».

Per questa indagine, i ricercatori hanno esaminato i resti di quattro mummie, due uomini e due donne: Ferrante II di Aragona, re di Napoli, Francesco Ferdinando di Avalos, Marchese del Vasto e Pescara, Giovanna IV di Aragona, regina di Napoli, e Caterina di Moncada, Duchessa di Montalto. «Il ritrovamento di frammenti di coleotteri dermestidi e lepidotteri tineidi testimonia un accesso ai corpi avvenuto ad una notevole distanza dalla loro sepoltura - ha aggiunto Giovanni Benelli, entomologo dell'Ateneo pisano - si tratta di uno scenario coerente con l'ipotesi di una nuova apertura, tardiva e prolungata dei sarcofagi, che ha permesso a questi insetti di colonizzare i corpi, compiere il loro ciclo ed abbandonare l'ambiente».

«Lo studio dei resti entomologici, che accompagnano i resti umani nei siti archeologici, permette di fare luce sulle vicissitudini che i corpi storici hanno subito nel corso del tempo - conclude Antonio Fornaciari, paleopatologo dell'Università di Pisa - e l'incrocio dei dati entomologici con le informazioni storiografiche che riguardano i siti delle loro sepolture può portare a fare luce, confermare o dirimere questioni dibattute».
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