Sempre a Bologna dal 15 al 17 novembre si tiene “Tutta un’altra storia”, la tre giorni in cui il segretario Zingaretti partirà verso il congresso dem di primavera. Obiettivo: reinventare tutto. Ma il rischio, come confessano gli stessi dirigenti del Pd, “è che noi siamo chiusi nelle nostre discussioni di partito, di quale identità darci, di che cosa essere e di come affrontare le sfide della modernità, guardandoci più o meno nell’ombelico, mentre Salvini sta in mezzo al popolo rubandoci il popolo”.
Ecco, tra Roma e Bologna, questo tipo di allarme c’è. E domenica prossima, a conclusione di questa tre giorni, Zingaretti getterà le basi per il congresso del Pd. Che dovrebbe tenersi nella tarda primavera, a meno che nel frattempo non sinistra o le elezioni in Emilia Romagna e in quel caso non è detto che ancora ci sia il governo e neppure il Pd al governo e chissà che cosa ne sarà della leadership di Zingaretti. Perciò nel partito si tocca ferro e si spera che ancora una volta “quel gran pezzo dell’Emilia” - come da titolo di un bel libro del compianto Edmondo Berselli - non tradisca.
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