Roma, incendio al Baraka Bistrot a Centocelle. Il proprietario: «Non riapro più»

Roma, incendio al Baraka Bistrot a Centocelle. Il proprietario: «Non riapro più»
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Domenica 10 Novembre 2019, 11:22

«Non riapro più, abbiamo dato, a posto così. Noi siamo perone normalissime e vogliamo stare tranquilli». C’è rassegnazione nelle parole di Marco Nacchia, gestore del Baraka Bistrot. Ha lasciato un segno profondo il rogo doloso di ieri notte. Il terzo episodio dopo gli attentati incendiari ad altri due locali a poche centinaia di metri di distanza, il caffè letterario La pecora elettrica e la pinseria Cento55 di via delle Palme. «È una cosa più grande di quanto potessi aspettarmi – spiega – Sono qui da settembre, prima facevo il tassista, non ho mai ricevuto minacce ma adesso non so proprio cosa fare». Ma nessuno sa cosa fare ora a Centocelle, né cosa succede. Ieri mattina la gente del quartiere è scesa in strada. E giovedì alle 19 si terrà una nuova “passeggiata popolare”. 

Centocelle, un altro rogo, distrutto il Baraka bistrot: l’ombra del racket sui locali della movida

L’ennesimo attentato a un esercizio commerciale è stato come un pugno in faccia per tutto il quartiere. Che si tratti di episodi legati alle piazze di spaccio, ad un’azione “politica” o al racket del “pizzo”, nelle strade che si snodano tra la Togliatti e via Federico Delpino e intorno al Parco del Forte Prenestino si respira un misto di sconcerto e paura. «Non vorrei che fosse una nascente organizzazione di estorsioni che vuole mettere le mani sui nuovi locali – dice Massimiliano Mazzara, 37 anni – Prima a Centocelle avevamo tre pub, ora ci sono tanti locali e questi attentati potrebbero rappresentare un messaggio a tutti». Qualcuno teme di tornare indietro di 40 anni. «Queste cose accadevano ai tempi della banda della Magliana – racconta Antonio Poletti, 65 anni – Allora se la prendevano con negozi di alimentari, ferramenta, artigiani». Vicino a lui, davanti al Baraka, c’è un gruppetto di frequentatori del locale. «È vero, era un locale se così si può dire “di sinistra”, avevano espresso solidarietà alla Pecora elettrica, ma non è che fossero attivisti», dice Marcello, 40 anni. 
Certo è che Centocelle negli ultimi anni ha mutato pelle. È rimasto un quartiere con un’anima popolare, che ora però convive con i locali da movida. Ed è tra loro che oggi c’è più paura. «Ci chiediamo “chissà se toccherà a me” – afferma Maurizio, titolare di un altro bistrot, il Brikke – La polizia ci ha detto di non preoccuparci, ma è una parola…». 

Paola, invece, è la giovane titolare del bar pasticceria Orchidea in via Chiovenda. Ha rilevato la gestione del locale da un mese ed è terrorizzata. «Da quando sono arrivata è iniziata questa serie di attentati – racconta – Sono sconvolta, ho paura che possa capitare anche a me e sarebbe una rovina, qui ho investito tutti i miseri risparmi». Quanto a possibili spiegazioni, dice, «non ne ho». Un’idea precisa ce l’ha invece Valerio Pasqualucci, 27 anni, contitolare della pinseria Cento55 di via delle Palme, vittima di un attentato incendiario a ottobre. Il suo locale, come la dirimpettaia Pecora elettrica, è davanti all’area del parco dove si spaccia. «Siamo gli unici punti di luce in quest’angolo di quartiere – spiega – Qui vendono eroina a dosi da 5 euro, praticamente “fabbricano” generazioni di nuovi tossicodipendenti ed è chiaro che diamo fastidio». Ma lui è deciso ad andare avanti. «Certo, ho paura che possa accadere di nuovo – afferma – ma non possiamo dargliela vinta». I residenti temono che la sequela di violenza possa spezzare l’anima solidale del quartiere. «Qui ci conosciamo tutti, c’è una grande umanità – dice Giulia Borea – Adesso c’è il rischio che si rompa tutto». Il governatore Nicola Zingaretti annuncia «un pacchetto di provvedimenti a sostegno di imprenditori colpiti da atti intimidatori e di violenza». La Camera di Commercio – dice il presidente Lorenzo Tagliavanti – attiverà «iniziative per essere vicina alla imprese colpite dai drammatici attentati degli ultimi giorni».

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