L’epoca dei nativi digitali: addio al banco del check-in

L’epoca dei nativi digitali: addio al banco del check-in
di Mauro Evangelisti
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Sabato 9 Novembre 2019, 00:26
Aeroporto di Fiumicino o di Ciampino: basta osservare una fila al gate per avere la rappresentazione del digital divide, la divisione tra chi, anche per motivi generazionali (ma non sempre), ha confidenza con le nuove tecnologie e chi invece se ne mantiene distante. Di solito ci sono tre categorie: c’è chi mostra la carta d’imbarco cartacea tradizionale, quella stampata al banco check-in dove ha affrontato una lunga coda, presentandosi con un biglietto aereo conservato gelosamente, proprio come si faceva dieci, venti o trent’anni fa. Poi c’è una categoria mediana: anche lui ha un foglio di carta, ma il check-in lo ha fatto a casa e poi si è stampato la carta d’imbarco. Vuole avere qualcosa di palpabile in mano. In alternativa, un amico o un figlio benevolo ha eseguito al suo posto questa operazione, risparmiandogli la liturgia del passaggio al banco check-in. Ultima categoria, quella più scafata: in mano ha lo smartphone con cui ha completato il check-in on line e avvicina tranquillo il display al lettore ottico del gate che, magicamente, s’illumina di verde. «Comodissimo - racconta una passeggera irlandese - ma quella volta in cui sono arrivata in un aeroporto tedesco con la batteria dello smartphone scarica me la sono vista brutta».
 
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