Rispetto, ma non paura, dopo la sua ascesa, che lo ha portato in 12 mesi dal n.54 dentro la Top 10 mondiale. Grazie soprattutto alla semifinale raggiunta a New York, ma non solo: due titoli stagionali (Budapest e Stoccarda), le semifinale di Shanghai e Halle. E l'ottavo di finale a Wimbledon, sconfitto malamente da Federer. Suo prossimo avversario a Londra, ma anche idolo d'infanzia. «Roger resta senza dubbio il giocatore che mi mette più in difficoltà. Dispone di così tante varietà, colpisce sempre in modo diverso, è difficile da leggere. Non ti lascia capire come puoi ostacolarlo. Affrontarlo a Wimbledon è stata un'emozione troppo forte, ma ho imparato moltissimo da quel match». Una sconfitta pesante, ma utile, al suo processo di crescita e maturazione. Sorprendente per velocità e consapevolezza. «Non mi aspettavo di arrivare fin qui all'inizio della stagione, per la verità non ci speravo neppure, fino pochi mesi fa - la confessione dell'italiano - Dopo gli US Open è cambiato tutto. Sono un ragazzo che cerca sempre di migliorare, come persona e come giocatore. All'inizio della mia carriera non pensavo di arrivare fin qui, ma ora sono felice».
Berrettini è il terzo italiano a disputare il torneo dei Maestri, dopo Adriano Panatta (1975) e appunto Barazzutti (1978), entrambi eliminati nella fase a gironi, dopo aver perso tutti tre i match disputati.
Saldo negativo anche per Berrettini, contro i migliori al mondo: due sole vittorie (una contro Thiem e una contro Alexander Zverev) nei 10 incontri complessivamente giocati contro gli altri sette «Finalisti».
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