Scompare a 107 anni Lucette Destouches, vedova ed erede di Céline

Scompare a 107 anni Lucette Destouches, vedova ed erede di Céline
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Venerdì 8 Novembre 2019, 15:38 - Ultimo aggiornamento: 15:49
Lucette Destouches, vedova dello scrittore francese Louis-Ferdinand Céline (1894-1961), è morta la notte scorsa nella sua casa di Meudon, nella regione dell'Île-de-France, a sud-ovest di Parigi. Aveva 107 anni ed era la terza moglie di Céline. Donna riservata, con un destino fuori dal comune, era uscita, improvvisamente dall'ombra all'inizio del mese di dicembre del 2017 quando il prestigioso editore parigino Gallimard annunciò che la vedova aveva autorizzato la ristampa degli scritti antisemiti di Céline, che l'autore dopo la fine della seconda
guerra mondiale aveva sempre impedito.

Attraverso il suo avvocato Francois Gibault, l'ultracentenaria "Madame Céline" spiegò due anni fa di essere arrivata a dare il via libera alla ristampa di tre famigerati pamphlet antisemiti e filonazisti del
marito - "Bagatelle per un massacro" (1937), "La scuola dei cadaveri"» (1938) e "La bella rogna" (1941) - perché bisognosa di soldi per far fronte «a significative spese mediche». In Francia scoppiò una lunga
polemica convincendo infine Gallimard, nel marzo 2018, a sospendere la ristampa. La "censura" fu però allo stesso modo oggetto di scontro: è giusto, infatti, non pubblicare degli inediti di un grande scrittore in nome di ciò che viene definito "politicamente corretto"?

Nel 1935, quando aveva solo 23 anni, Lucette incontrò lo scrittore già coronato dal successo di "Viaggio al termine della notte" e che si preparava a pubblicare "Morte a credito". Fu amore a prima vista per la ballerina che danzava sui palcoscenici con il nome d'arte di Lucette Almanzor. Solo la morte li separerà, quella di Louis-Ferdinand nel 1961. Era così ansiosa di unirsi a lui che sulla tomba del marito, 58 anni fa, fece incidere la scritta «Lucette Destouches, 1912-19 ...» Ma il destino ha voluto che vivesse ancora a lungo e varcasse anche il
nuovo millennio.

Céline la definiva la sua «fata». Dagli anni Sessanta, dopo la morte del marito, rifiutò sempre di farsi intervistare e, soprattutto, fotografare. «Ciò che importa è Céline, non me», spiegava. 
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