Dallo studio emerge, inoltre, che di quelle nate nel 2011, a 3 anni ne sono sopravvissute il 77%, e a 5 anni il 68%, ma se superano la fase di start up dei 5 anni, hanno più possibilità di sopravvivenza rispetto alle altre imprese.
Contemporaneamente alle imprese, si è ridotto il numero di giovani tra 18 e 34 anni nel nostro Paese (-6,1% rispetto al 2011). Tuttavia ciò non spiega il calo della propensione all'imprenditorialità giovanile: il rapporto tra imprese giovanili e giovani è passato infatti da 57,2 per mille nel 2011 a 50,3 per mille nel 2018.
L'età media dei giovani imprenditori è di quasi 29 anni. Le donne rappresentano il 33% (nelle attività di alloggio si arriva al 45%) e il 15% è rappresentato da stranieri. Tra i giovani imprenditori meridionali che operano al di fuori del Sud, quasi la metà si trova in Lombardia o nel Lazio. Quattro giovani imprenditori su dieci fanno impresa per
voglia di valorizzare la propria competenza e per inseguire il successo personale ed economico.
I giovani imprenditori chiedono più formazione rispetto ai meno giovani soprattutto nei seguenti ambiti: Management Skills (Pianificazione e organizzazione Gestire i rapporti interpersonali Problem solving, Disponibilità ad apprendere) Responsible Management of the Value Chain (Creazione di valore e crescita). Richiedono, inoltre, una riduzione della pressione fiscale, un alleggerimento della burocazia e degli incentivi pe gli investimenti.
«I giovani hanno una grande voglia di contribuire all'imprenditorialità, alla crescita e all'innovazione collettiva, e
nel mondo rappresentato da Confcommercio questo è ancora più eclatante: turismo, servizi, commercio sono settori ricchi di opportunità», osserva Andrea Colzani presidente dei Giovani Imprenditori di Confcommercio.
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