Il Papa spinge per il dialogo (anche in politica), i cristiani devono «sempre tendere la mano»

Il Papa spinge per il dialogo (anche in politica), i cristiani devono «sempre tendere la mano»
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 6 Novembre 2019, 12:34

Città del Vaticano – Sul lavoro, in famiglia, persino in un condominio ma anche in politica un cristiano deve «costruire ponti con chi non crede o ha un credo diverso dal nostro». Papa Francesco sintetizza l'atteggiamento che si dovrebbe «avere sempre: la mano tesa». L'ammonimento papale è arrivato nel corso dell'udienza generale in piazza San Pietro proprio mentre in questi giorni infuria la polemica se la Chiesa debba o meno dialogare con Salvini, un argomento sollevato dal cardinale Ruini che lamenta un difetto di comunicazione con un leader che rappresenta una buona fetta di italiani.

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«Chiediamo allo Spirito Santo di insegnarci a costruire ponti con la cultura, con chi non crede o con chi ha un credo diverso dal nostro. Sempre la mano tesa, niente aggressione - il monito di Bergoglio - Chiediamogli la capacità di inculturare con delicatezza il messaggio della fede, ponendo su quanti sono nell'ignoranza di Cristo uno sguardo contemplativo, mosso da un amore che scaldi anche i cuori più induriti». Il Papa, naturalmente, non ha fatto riferimenti specifici nè collegati all'attualità, ma il riferimento si adatta anche al caso evidenziato da Ruini.


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La catechesi di oggi rappresenta una continuazione del ciclo di catechesi sugli Atti degli Apostoli, sul tema: 'Colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio'. 

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«Atene allora viveva all'ombra delle antiche glorie malgrado la decadenza politica, custodiva ancora il primato della cultura. Qui l'Apostolo Paolo 'freme dentro di sé al vedere la città piena di idoli'. Questo 'impatto' col paganesimo, però, invece di farlo fuggire, lo spinge a creare un ponte per dialogare con quella cultura. Paolo sceglie di entrare in familiarità con la città e inizia così a frequentare i luoghi e le persone più significativi. Va alla sinagoga, simbolo della vita di fede; va nella piazza, simbolo della vita cittadina; e va all'Areopago, simbolo della vita politica e culturale. Incontra giudei, filosofi epicurei e stoici, e molti altri.Incontra tutta la gente, va a parlare con tutta la gente».

«Paolo - ha annotato Bergoglio - non guarda la città di Atene e il mondo pagano con ostilità ma con gli occhi della fede. E questo ci fa interrogare sul nostro modo di guardare le nostre città: le osserviamo con indifferenza? Con disprezzo? Oppure con la fede che riconosce i figli di Dio in mezzo alle folle anonime? Paolo sceglie lo sguardo che lo spinge ad aprire un varco tra il Vangelo e il mondo pagano. Nel cuore di una delle istituzioni più celebri del mondo antico, l'Areopago, egli realizza uno straordinario esempio di inculturazione del messaggio della fede: annuncia Gesù Cristo agli adoratori di idoli, e non lo fa aggredendoli, ma facendosi 'pontefice, costruttore di ponti»

 

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