“Belle di faccia”, la campagna delle influencer curvy su Instagram: «Stop all'odio per i grassi»

“Belle di faccia”, la campagna delle influencer curvy su Instagram: «Stop all'odio per i grassi»
di Maria Lombardi
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Martedì 5 Novembre 2019, 12:27 - Ultimo aggiornamento: 9 Novembre, 12:40

«Belle di faccia», e questo basta. Non c'è più da vergognarsi dei fianchi tondi, non c'è da sentirsi in colpa inadeguati e inferiori per la pancetta o mortificarsi per i chili di troppo.  Su Instagram è partita la riscossa della taglia XXL, anzi di più: avanza e conquista sempre più follower il movimento per la «fat liberation» e per la «body positivity». Ossia, stop all'umilizione dei grassi. Belle di faccia, dunque: Chiara Meloni, grafica di 39 anni, e Mara Mibelli, impiegata di 32, tutte e due di Olbia, ci mettono la faccia e non solo, osano con selfie in costume da bagno e lanciano su Intasgram la loro campagna «per sensibilizzare alla grasso-fobia».
E scusate, dicono le influencer, se usiamo termini inglesi. «Ma di questo in Italia si parla ancora poco, noi siamo tra le prime a farlo sui social». Foto in piscina ma anche illustrazioni (di Chiara) e messaggi su quello che loro chiamano «un vero e proprio movimento politico e sociale che restituisca dignità a tutti i corpi». I primi post sul profilo Instagram, «di natura divulgativa», nel dicembre dl 2018. «Non pensavamo di suscitare tanto interesse, in pochissimo tempo abbiamo raggiunto i 19mila follower». Poi hanno fondato l'associazione “Belle di faccia” e pubblicato un libro da colorare, «una rivincita per noi che non abbiamo mai visto il nostro corpo rappresentato».




 Tanti commenti costruttivi, dibattiti anche con nutrizionisti e psicologi, ma anche tanti insulti violenti. «C'è chi ci augura la morte. Ci scrivono: morirete di tumore e diabete per il grasso addominale. Chi ci attacca sulla questione salute non è interessato evidentemente a quella mentale. Non capiscono che la salute non è argomento di discussione della boby-positivity. Se il mio grasso pesa sulle mie giunture non ha a che fare con il rispetto delle persone. Il nostro messaggio è: combattere lo stigma dell'obesità e dire stop all'odio nei confronti dei corpi grassi. Non è possibile essere respinto a un colloquio di lavoro per via dei chili in più o essere discriminato per la taglia. In questa società la grassezza è sinonimo di inferiorità morale razziale e intellettiva. Vogliamo zittire il senso di inadeguatezza che ci è stato inculcato, liberare tutti i corpi dagli standard di bellezza».



Sentirsi fuori da tutto perché si è più tondi porta «all'isolamento sociale, aumenta i livelli di stress e dunque danneggia la salute. C'è chi non esce di casa per la vergogna, non va in palestra per paura di essere preso in giro. Normalizzare i corpi va a favore della salute di tutti». E via con le foto, finora negate. «Dopo anni di vergogna, di tentativi di camuffare la pancia, i rotoli, la cellulite mostrarsi senza vergogna è catartico. Esistiamo anche al di fuori dei meme che ci ridicolizzano, rivendichiamo uno spazio nel mondo, smettendo di scusarci, giustificarci e di mortificarci», scrivono le blogger. Le adolescenti rispondono all'appello, «sono più tolleranti e aprte mentalmente, tra gli adulti c'è più resistenza». L'ambizione adesso è quella di scrivere un libro. 

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