«Sono pronto a fare la guerra». Alla sbarra presunto lupo solitario dell'Isis

«Sono pronto a fare la guerra». Alla sbarra presunto lupo solitario dell'Isis
di Teodora Poeta
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Giovedì 31 Ottobre 2019, 09:13
Sarà processato a Teramo Issam Shalabi, il 23enne egiziano, ritenuto un “lupo solitario” dell’Isis, arrestato a novembre dello scorso anno in un blitz dei Nocs a Milano, città dove si era trasferito dopo aver vissuto per un periodo a Colonnella. Ieri, l’uomo, di origini marocchine, è stato rinviato a giudizio dal gup dell’Aquila, competente per il tipo di reato, Guendalina Buccella davanti al quale è comparso, scortato, in un Tribunale blindatissimo dagli agenti delle forze speciali. Shalabi attualmente si trova detenuto nel carcere di Rossano in Calabria dove sono ristretti altri come lui accusati di terrorismo internazionale.

«Sono pronto a combattere e a fare la guerra». Sono queste le parole che gli investigatori hanno sentito dire al 23enne, all’epoca residente a Colonnella (per questo il giudice ha ritenuto che il processo dovrà svolgersi a Teramo) e dipendente di una ditta che aveva in appalto le pulizie al McDonald’s. Ma lui ha sempre negato di avere contatti con l’Isis nonostante le analisi investigative che avrebbero consentito di accertare la sua pericolosità quando si definiva con altri un “lupo solitario” e si vantava di aver ricevuto un addestramento militare molto approfondito. Ecco perché l’arresto nell’abitazione dove si era trasferito a Milano e dove aveva trovato un lavoro in nero in un’azienda per la bitumazione stradale. Nei suoi confronti le accuse sono pesantissime: associazione con finalità di terrorismo internazionale e istigazione e apologia del terrorismo. A difenderlo l’avvocato Alessandro Piccinini che ieri, in udienza, non ha avanzato alcuna istanza.

«Nel processo che ci attende adesso – dice - bisognerà dimostrare il suo potenziale per offendere». E di potenziale, secondo l’accusa, Shalabi ne aveva e anche molto. In fase di indagini è stato anche intercettato in carcere mentre era a colloquio con il padre. Gli investigatori non hanno lasciato nulla di intentato in questa inchiesta che potrebbe aver sventato addirittura un atto terroristico perché, così come fu spiegato il giorno del suo arresto, il 23enne è considerato «una figura di grandissimo spessore, soggetto accreditato presso l’Is, in contatto diretto e autorizzato a disporre di comunicazioni che arrivano dal comando del sedicente Stato islamico». Le posizioni di altri già indagati un anno fa, pure loro residenti tra Alba Adriatica e Martinsicuro, sono state stralciate ed archiviate. Sharabi è considerato davvero un “lupo solitario” che lavorava in Rete per diffondere i messaggi. A suo carico gli investigatori sono riusciti a recuperare decine di file audio scaricati dal giovane. Si tratta di inni jihadisti e sermoni di imam radicali prodotti dall’apparato mediatico dell’Isis in cui si esalta il martirio e si ribadisce l’odio nei confronti dell’occidente. Per tutto questo il 23enne utilizzava Telegram, ma anche altri canali che lui, però, ha cercato di giustificare in altro modo. Il processo a suo carico si aprirà il prossimo 3 febbraio davanti ai giudici in composizione collegiale. 
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