Imola, la sindaca Manuela Sangiorgi si dimette: «M5S morto, non esiste più»

«Il M5S è morto, non esiste più» poi la sindaca di Imola si dimette
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Martedì 29 Ottobre 2019, 14:18 - Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 07:28

«Il M5S non esiste più. Il M5S è morto», ha detto la sindaca pentastellata di Imola Manuela Sangiorgi prima di formalizzare in consiglio comunale le proprie dimissioni dopo poco più di un anno di governo della città. «M5S è morto quando è morto Gianroberto Casaleggio - ha spiegato Sangiorgi in un'intervista all'emittente È-Tv - Abbiamo visto appropriarsi di ruoli apicali da parte di persone senza arte né parte, perdere sei milioni di voti in un anno e fare finta di niente».

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Di fatto il baluardo a 5 stelle nel cuore dell'Emilia-Romagna non c'è più. Manuela Sangiorgi, che 15 mesi fa conquistò Imola, in provincia di Bologna ma storicamente città romagnola e soprattutto roccaforte del Pd considerata inespugnabile, si è dimessa davanti al consiglio comunale, dando seguito all'annuncio fatto la sera precedente in piazza.

Una maggioranza turbolenta fin dal primo giorno, un gruppo consiliare diviso a metà, pessimi rapporti con il movimento a livello nazionale e la contrarietà all'accordo con il Pd sono le cause che hanno portato al passo della sindaca della terza città più grande amministrata dai 5 stelle. Ma che è tutt'altro che un fulmine a ciel sereno: in poco più di un anno di governo cinque assessori se ne sono andati e la maggioranza ha spesso traballato su provvedimenti importanti. Adesso, come prevede la legge, le dimissioni hanno venti giorni per diventare efficaci e irrevocabili.

Se nelle prossime tre settimane non avverranno fatti, allo stato piuttosto improbabili, che convincano Sangiorgi a tornare sui propri passi, il consiglio comunale verrà sciolto, arriverà un commissario prefettizio e, verosimilmente nella primavera del 2020, si tornerà a votare. «Il M5s - ha detto la sindaca - non esiste più. Il M5s è morto ed è morto quando è morto Gianroberto Casaleggio. Abbiamo visto appropriarsi di ruoli apicali da parte di persone senza arte né parte. Io mi aspettavo un appoggio dal M5s nazionale, mi aspettavo fosse un salotto dei big, perché siamo il terzo comune più grande amministrato dal movimento. Poi, quando sono andata a chiedere aiuto su questioni importanti, ho avuto risposte imbarazzanti».

Fra i motivi di scontro con i vertici del Movimento anche la gestione del Con.Ami, azienda municipalizzata, proprietaria, fra l'altro, di importanti quote della multiutility Hera. «Io per 15 mesi sono stato un sindaco commissariato - ha detto - quando venivo in Comune era come entrare nella foresta dei pugnali volanti. Da una parte il M5s ha suscitato voglia di mettersi in gioco, ma dall'altra non è vero che tutti possono fare politica, non c'è contezza della macchina amministrativa».

Sullo sfondo, ma nemmeno troppo, ci sono le elezioni regionali del 26 gennaio in Emilia-Romagna, dopo le elezioni in Umbria: «Fino al giorno prima - ha detto Sangiorgi - abbiamo detto di tutto al Pd, e poi ci siamo andati al governo insieme. Abbiamo perso sei milioni di voti in un anno e fatto finta di niente». 


«Io mi aspettavo un appoggio dal M5s nazionale, mi aspettavo fosse un salotto dei big, perché siamo il terzo comune più grande amministrato dal movimento. Poi, quando sono andata a chiedere aiuto su questioni importanti, ho avuto risposte imbarazzanti», ha proseguito la Sangiorgi. «C'è stato un muro - ha detto - e in buona parte ha contribuito Massimo Bugani. Io per 15 mesi sono stato un sindaco commissariato, quando venivo in Comune era come entrare nella foresta dei pugnali volanti. Alcuni del M5s pensano che governare un Comune sia come governare un comitato: da una parte il M5s ha suscitato voglia di mettersi in gioco, ma dall'altra non è vero che tutti possono fare politica, non c'è contezza della macchina amministrativa». La Sangiorgi è critica però anche sulle scelte politiche che il Movimento ha fatto a livello nazionale. «Fino al giorno prima - ha aggiunto - abbiamo detto di tutto al Pd, e poi ci andiamo al governo insieme? Poi abbiamo visto che bel progetto, il progetto di governo delle tasse».

«Prendo atto - ha detto Sangiorgi in una breve comunicazione dopo la formalizzazione delle dimissioni  - che non ci sono più le condizioni per portare avanti il lavoro svolto». Come prevede la legge, le dimissioni diventeranno efficaci e irrevocabili fra venti giorni, quindi il consiglio comunale sarà sciolto e nominato un commissario che guiderà Imola a nuove elezioni. Dopo la riconquista da parte del Pd di Livorno, Imola, come ha ricordato anche la sindaca, era diventata la terza città a cinque stelle, dopo Roma e Torino. La Sangiorgi, nel suo intervento, ha ricordato i punti che l'hanno portata a questa decisione: le divisioni nella maggioranza, una spaccatura con i vertici del M5s e anche una non condivisione della scelta di formare un governo con il Pd.

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