Omicidio Luca Sacchi, i genitori: «Difficile difendere Anastasia»

Luca Sacchi e la fidanzata Anastasia
di Alessia Marani e Camilla Mozzetti
5 Minuti di Lettura
Martedì 29 Ottobre 2019, 00:26 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 04:16

Hanno pianto insieme il primo giorno quando i medici dell’ospedale San Giovanni non hanno potuto far altro se non dichiarare la morte cerebrale di Luca Sacchi. Poi è arrivata la distanza, il gelo, per quelle parole non dette da chi oggi può ancora spiegare, mentre Luca non c’è più. Da una parte la famiglia del personal trainer dell’Appio ucciso a 24 anni con un colpo alla testa da Valerio Del Grosso, pasticcere 21enne con il vizio della droga, dall’altra Anastasiya Kylemnyk che oggi sarà ascoltata dal pubblico ministero Nadia Plastina per ricostruire meglio le fasi della sera del 23 ottobre scorso. «Siamo i primi a voler capire la verità», spiegano Armida Decina e Paolo Salice, i legali della famiglia Sacchi, che al contrario, non presteranno alcuna assistenza legale alla Kylemnyk: «Impossibile a livello morale», dicono. Troppo ambiguo il comportamento della baby sitter ucraina.

Omicidio Sacchi, il ministro Lamorgese: «Sto dalla parte delle madri coraggio»
Luca Sacchi, la fidanzata Anastasia rischia di essere indagata. «Arrivò dopo lo sparo»

LE INCONGRUENZE
La posizione della ragazza, infatti, potrebbe cambiare se non sarà in grado di contestualizzare quanto già dichiarato la notte dell’omicidio ai carabinieri negli uffici del Nucleo Investigativo di via In Selci. Ovvero che i due giovani di Casal Monastero, un quartiere attiguo a San Basilio, erano sbucati all’improvviso e di essere stata colpita con una mazza alla nuca per strapparle lo zainetto. E che quindi Luca sarebbe intervenuto in sua difesa. Soprassedendo, però, sulla presunta compravendita di droga. Soprattutto dovrà spiegare perché sul corpo di Luca l’autopsia, effettuata ieri mattina, a un primo esame, avrebbe rivelato numerose lesioni subite dal giovane agli arti superiori e inferiori procurate da un oggetto contundente probabilmente compatibile con una mazza da baseball. Insomma, anche (o solo) Luca sarebbe stato picchiato.
 



Non solo. La Smart utilizzata da Del Grosso e dal suo complice, Paolo Pirino, presa a noleggio da quest’ultimo il 14 ottobre scorso, risulta essere stata riconsegnata alle ore 14 del 24 ottobre, ovvero il giorno dopo il delitto, «con un’evidente spaccatura sul paraurti anteriore, sostituendola - come scrive il gip nell’ordinanza di arresto dei due - con altra vettura dello stesso tipo e targa diversa». 

Come e da cosa è stata danneggiata la city car? Domande a cui dovrà rispondere la super-perizia disposta sulla mazza metallica nera con una sfera all’estremità fatta rinvenire da Del Grosso agli agenti della Squadra Mobile in un campo a ridosso del Raccordo Anulare all’altezza dell’uscita “Centrale del Latte”. Possibile che oltre la rapina ci sia stata una volontà punitiva nei confronti di Luca per qualche errore del passato? I familiari del ragazzo, piuttosto, sono convinti che Luca fosse estraneo alla compravendita di hashish: non beveva, non fumava, né tantomeno si drogava come confermato dagli esami tossicologici. 
 
 


GELO E DISTANZE
Se è vero che i due killer di Sacchi sono stati arrestati, restano moltissimi lati oscuri da chiarire su cosa è accaduto la sera del 23 ottobre di fronte al “John Cabot” pub. A partire, appunto, dalla compravendita di droga che vede protagonista la giovane ucraina fidanzata di Sacchi ma non fa luce sul ruolo avuto da quest’ultimo. All’inizio sembrava che le due famiglie marciassero all’unisono, poi, qualcosa è cambiato. 

A tal punto che, nonostante siano soltanto 700 metri a dividere gli appartamenti dove vivono, i rapporti nelle ultime 48 ore si sono allentati. Domani pomeriggio la famiglia di Luca terrà una conferenza stampa all’Appia park hotel. Il padre del 24enne romperà il silenzio. Luca non può più parlare e raccontare cosa sia accaduto quella sera. La sua fidanzata, invece, ha sempre negato che l’omicidio sia avvenuto per motivi legati alla droga salvo poi scoprire che, a precedere il delitto, ci sarebbe stato l’affare, mai concluso. 

Non c’è traccia della droga né dei soldi che Anastasiya avrebbe avuto nello zaino e che ha sempre smentito di possedere. Ma la sua versione non collima con quella di Valerio Rispoli e Simone Piromalli, i due incaricati da Valerio Del Grosso di capire se in zona Tuscolana le persone che volevano comprare la droga avessero i soldi per pagarla. Il primo ha raccontato di avere incontrato intorno alle 21.30 Giovanni Princi, l’intermediario della cessione di hashish, per accertarsi che nello zaino di Anastasiya vi fosse il denaro. Circostanza a cui Sacchi non sarebbe stato presente. Il Piromalli, invece, ha messo agli atti che all’acquisto della marijuana erano interessati «tre ragazzi e una ragazza visti dinanzi al pub».

Ossia Anastasiya, Luca, Princi e un altro loro amico. La difesa della famiglia Sacchi, tuttavia, precisa che Princi era un amico di vecchia data di Luca, «con cui però i rapporti erano ripresi solo ultimamente». E che Luca fosse estraneo alla trattativa. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA